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Safety Innovation Day

Data Centers of the future are here

Una giornata per cambiare punto di vista
18/6/2025
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C’è un punto di partenza che tutti conosciamo, ma che spesso scegliamo di ignorare: la sicurezza non è un vincolo. È una postura mentale, una responsabilità condivisa, un’intelligenza che si sviluppa nella relazione con l’ambiente, con gli strumenti e soprattutto con le persone.

Il Safety Innovation Day, ospitato nel nostro Hub Lombardini22 e realizzato insieme a MB Safety e SenseCatch, ha messo in pratica questa consapevolezza. Una giornata intensa, densa di spunti e domande, per guardare al mondo del lavoro attraverso una lente diversa — più umana, più concreta, più profonda.

A dare il tono fin dall’inizio è stato Paolo Facchini, Presidente di Lombardini22, che ha lanciato un messaggio chiaro: la sicurezza ha un valore, ma soprattutto ha un costo. E la non-sicurezza lo ha ancora più alto. È stato un invito a guardare oltre l’obbligo normativo, a leggere il tema della prevenzione attraverso le sue conseguenze concrete — economiche, sociali, quotidiane. Un dato su tutti: solo nel primo trimestre del 2024, gli infortuni sono costati oltre 45 milioni di euro. E a preoccupare ancora di più è l’aumento dei decessi nel tragitto casa-lavoro. La sicurezza, quindi, non si gioca solo nei luoghi fisici del lavoro, ma anche nel sistema che li collega.

Da qui è partito un percorso articolato, che ha attraversato diversi ambiti: ambienti confinati, lavori in quota, cantieri mobili, valutazione del rischio, evacuazione e gestione dell’emergenza, percezione e comunicazione. Non come compartimenti stagni, ma come parti di un unico scenario che ha sempre al centro il comportamento umano.

Andrea Del Sordo ha delineato il quadro normativo legato agli ambienti confinati e alle attività in solitaria, con uno sguardo lucido su ciò che ancora manca. Ha portato storie vere, drammatiche, per ricordarci quanto il fattore umano sia determinante. E quanto la norma, da sola, non basti.

Ferdinando De Angelis ha riportato tutto alla realtà dei cantieri, parlando di ruoli, responsabilità e documenti, ma soprattutto di come la sicurezza debba essere un sistema vivo, fatto di decisioni condivise e prassi da costruire giorno per giorno.

Marco Bissoni, Presidente di MB Safety, ha puntato su un’idea essenziale: valutare il rischio vuol dire guardare ogni dettaglio, ogni interazione tra ambiente, attrezzature e persone. A volte la soluzione più sicura è non entrare affatto in uno spazio confinato, ma usare strumenti alternativi. E quando non si può evitare, serve sapere tutto: dallo stato dell’aria al passo spalle della persona che entra. Il rischio non si riduce a zero, ma si può rendere governabile.

Arianna Lanzarini ha riportato l’attenzione sulla progettazione delle vie di fuga, ricordando che un’esercitazione antincendio non è una formalità, ma un atto di progettazione a tutti gli effetti. Ogni edificio deve parlare chiaro, anche, e soprattutto, in caso di emergenza. Il comportamento delle persone conta quanto la segnaletica.

A chiudere la parte di talk è stato Andrea Ciceri, che ha spostato il focus sul cervello, sulle reazioni automatiche, su ciò che ci fa decidere d’istinto prima ancora che ce ne rendiamo conto. La sicurezza, ha detto, non si insegna: si comunica, si allena, si simula. Attraverso la realtà virtuale, l’eye-tracking, la misurazione dello stress, possiamo capire davvero cosa succede in una situazione critica. Perché la razionalità arriva tardi, e allora serve lavorare sulla memoria operativa, sull’abitudine, sulla prontezza.

Proprio per questo la giornata si è completata con una parte esperienziale, trasformando i concetti teorici in azione concreta. Il cortile dell’Hub Lombardini22 si è popolato di scenari, strutture, strumenti da indossare, toccare, provare. Sei isole della sicurezza hanno offerto esperienze immersive, formative, reali. C’era chi affrontava un incendio con dispositivi di nuova generazione, chi imparava le manovre salvavita con un defibrillatore tra le mani, chi si calava in un ambiente virtuale per esplorare scenari a rischio. E poi ancora prove pratiche in altezza, con DPI innovativi, sistemi di ancoraggio e anticaduta. Esperienze consapevoli, pensate per far emergere la distanza tra ciò che sappiamo e ciò che davvero siamo pronti a fare.

Il messaggio finale non è arrivato da un palco, ma da quello spazio condiviso in cui il sapere si è fatto gesto, dove la teoria ha trovato l’esperienza.

Perché la sicurezza si alimenta con una cultura che sa guardare al rischio non con paura, ma con progettualità. Non come un ostacolo, ma come parte integrante di ciò che siamo e di come vogliamo lavorare.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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Safety Innovation Day

C’è un punto di partenza che tutti conosciamo, ma che spesso scegliamo di ignorare: la sicurezza non è un vincolo. È una postura mentale, una responsabilità condivisa, un’intelligenza che si sviluppa nella relazione con l’ambiente, con gli strumenti e soprattutto con le persone.

Il Safety Innovation Day, ospitato nel nostro Hub Lombardini22 e realizzato insieme a MB Safety e SenseCatch, ha messo in pratica questa consapevolezza. Una giornata intensa, densa di spunti e domande, per guardare al mondo del lavoro attraverso una lente diversa — più umana, più concreta, più profonda.

A dare il tono fin dall’inizio è stato Paolo Facchini, Presidente di Lombardini22, che ha lanciato un messaggio chiaro: la sicurezza ha un valore, ma soprattutto ha un costo. E la non-sicurezza lo ha ancora più alto. È stato un invito a guardare oltre l’obbligo normativo, a leggere il tema della prevenzione attraverso le sue conseguenze concrete — economiche, sociali, quotidiane. Un dato su tutti: solo nel primo trimestre del 2024, gli infortuni sono costati oltre 45 milioni di euro. E a preoccupare ancora di più è l’aumento dei decessi nel tragitto casa-lavoro. La sicurezza, quindi, non si gioca solo nei luoghi fisici del lavoro, ma anche nel sistema che li collega.

Da qui è partito un percorso articolato, che ha attraversato diversi ambiti: ambienti confinati, lavori in quota, cantieri mobili, valutazione del rischio, evacuazione e gestione dell’emergenza, percezione e comunicazione. Non come compartimenti stagni, ma come parti di un unico scenario che ha sempre al centro il comportamento umano.

Andrea Del Sordo ha delineato il quadro normativo legato agli ambienti confinati e alle attività in solitaria, con uno sguardo lucido su ciò che ancora manca. Ha portato storie vere, drammatiche, per ricordarci quanto il fattore umano sia determinante. E quanto la norma, da sola, non basti.

Ferdinando De Angelis ha riportato tutto alla realtà dei cantieri, parlando di ruoli, responsabilità e documenti, ma soprattutto di come la sicurezza debba essere un sistema vivo, fatto di decisioni condivise e prassi da costruire giorno per giorno.

Marco Bissoni, Presidente di MB Safety, ha puntato su un’idea essenziale: valutare il rischio vuol dire guardare ogni dettaglio, ogni interazione tra ambiente, attrezzature e persone. A volte la soluzione più sicura è non entrare affatto in uno spazio confinato, ma usare strumenti alternativi. E quando non si può evitare, serve sapere tutto: dallo stato dell’aria al passo spalle della persona che entra. Il rischio non si riduce a zero, ma si può rendere governabile.

Arianna Lanzarini ha riportato l’attenzione sulla progettazione delle vie di fuga, ricordando che un’esercitazione antincendio non è una formalità, ma un atto di progettazione a tutti gli effetti. Ogni edificio deve parlare chiaro, anche, e soprattutto, in caso di emergenza. Il comportamento delle persone conta quanto la segnaletica.

A chiudere la parte di talk è stato Andrea Ciceri, che ha spostato il focus sul cervello, sulle reazioni automatiche, su ciò che ci fa decidere d’istinto prima ancora che ce ne rendiamo conto. La sicurezza, ha detto, non si insegna: si comunica, si allena, si simula. Attraverso la realtà virtuale, l’eye-tracking, la misurazione dello stress, possiamo capire davvero cosa succede in una situazione critica. Perché la razionalità arriva tardi, e allora serve lavorare sulla memoria operativa, sull’abitudine, sulla prontezza.

Proprio per questo la giornata si è completata con una parte esperienziale, trasformando i concetti teorici in azione concreta. Il cortile dell’Hub Lombardini22 si è popolato di scenari, strutture, strumenti da indossare, toccare, provare. Sei isole della sicurezza hanno offerto esperienze immersive, formative, reali. C’era chi affrontava un incendio con dispositivi di nuova generazione, chi imparava le manovre salvavita con un defibrillatore tra le mani, chi si calava in un ambiente virtuale per esplorare scenari a rischio. E poi ancora prove pratiche in altezza, con DPI innovativi, sistemi di ancoraggio e anticaduta. Esperienze consapevoli, pensate per far emergere la distanza tra ciò che sappiamo e ciò che davvero siamo pronti a fare.

Il messaggio finale non è arrivato da un palco, ma da quello spazio condiviso in cui il sapere si è fatto gesto, dove la teoria ha trovato l’esperienza.

Perché la sicurezza si alimenta con una cultura che sa guardare al rischio non con paura, ma con progettualità. Non come un ostacolo, ma come parte integrante di ciò che siamo e di come vogliamo lavorare.

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