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Cosa chiedere alle domande?

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Decifrare il codice del cambiamento
12/12/2023
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Lombardini22 è un laboratorio che genera costantemente riflessioni e interrogativi.

Fare domande è uno dei modi che abbiamo a disposizione per conoscere il mondo perché il modo in cui vediamo le cose non è l’unico possibile. Nella nostra professione lo sperimentiamo costantemente. Porre le domande giuste ci consente di imparare dagli altri, di aiutarli, di comprenderne i comportamenti, di identificare i problemi, di trovare soluzioni e aprire spazi per un pensiero migliore.

C’è una relazione diretta tra la capacità di domandare e l’intelligenza emotiva. Più siamo capaci di porre buone domande, migliore sarà la qualità della nostra comunicazione.
Questo dipende anche dal fatto che l’arte di fare domande è correlata alla capacità di ascolto: domandare non basta, bisogna anche essere in grado di recepire la risposta, elaborarla e integrarla nel nostro sistema di pensiero. Insomma, fare domande non si esaurisce nell’atto di chiedere ma implica una relazione, uno scambio tra due interlocutori, rappresentanti di due mondi. Questo approccio del chiedere è il modo più rapido per costruire fiducia e trasparenza tra le persone.

La condizione che consente a queste domande di essere efficaci è che ci impegniamo a essere onesti con noi stessi, sforzandoci di assumere una prospettiva che ci consenta di guardarci da fuori. Non occorre avere le risposte a tutte le domande: il potere di molte domande è il loro lavorio sotterraneo e continuo. Perché alla fine le domande migliori che possiamo farci sono quelle che ci aiutano a diventare le persone che vogliamo essere.

Le domande efficaci consentono di esplorare le proprie idee, pensieri e soluzioni senza giudizio o pregiudizio. Fare domande (e anche porsi domande) crea accettazione, e l’accettazione porta ai risultati, incentiva il passaggio all’azione e crea autenticità e connessione.

Domandare è il verbo della curiosità. Da bambini, avendo una naturale attitudine alla curiosità e alla scoperta, facciamo un sacco di domande. In età adulta a poco a poco smettiamo, perché il nostro bagaglio di informazioni e di conoscenze aumenta e ci accontentiamo del già noto. Eppure, insieme all’esperienza, che è il metodo empirico per eccellenza, chiedere (e chiedersi) il perché o il come delle cose aiuta a costruire la nostra visione, la nostra verità, parziale e in divenire. Le domande cambiano il nostro mondo: porsi quelle giuste è il primo passo per sbloccare l’innovazione e risolvere i problemi. Lo abbiamo sperimentato anche con il prompt design, in cui il dialogo con i software è basato su domande e risposte sviluppate in un processo di continuo affinamento che allenano al pensiero laterale basato sull’abilità di pensare in modo creativo e associativo, allontanandosi dalle sequenze logiche cui siamo abituati. Lo abbiamo sperimentato anche con eventi cui abbiamo partecipato e che abbiamo organizzato: le domande illuminano il mondo, sono catalizzatori per il cambiamento.
I modelli mentali hanno una data di scadenza: se non facciamo domande, non sperimentiamo mai nulla di nuovo e non affrontiamo alcuna prova, i nostri modelli diventano obsoleti.

Il modo migliore per ottenere una risposta migliore è iniziare con una domanda migliore, e tutti possiamo imparare a farlo.

Le innovazioni che hanno un impatto decisivo derivano dalla capacità di affrontare contesti a cui non si è abituati. Le domande spesso sono scomode perché richiedono impegno per trovare una soluzione. Sono quelle che si chiamano domande catalitiche ovvero il tipo di domanda che abbatte barriere mettendo in discussione certezze passate e crea nuove energie per mettere in discussione lo status quo e inseguire soluzioni lungo strade non battute.

Per poi scoprire che le domande hanno una componente di inevitabilità, ovvero la capacità paradossale di essere completamente sorprendenti nel momento in cui vengono formulate ma apparire ovvie col senno di poi.Come diceva Hemingway le domande hanno bisogno di uno spazio aperto e bene illuminato per essere svelate. Noi lo abbiamo trovato e coltivato, qui costantemente cerchiamo di creare attivamente le condizioni speciali in cui fioriscono le domande e la mentalità dinamica necessaria per incanalare l’energia creativa lungo sentieri generativi.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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Lombardini22 è un laboratorio che genera costantemente riflessioni e interrogativi.

Fare domande è uno dei modi che abbiamo a disposizione per conoscere il mondo perché il modo in cui vediamo le cose non è l’unico possibile. Nella nostra professione lo sperimentiamo costantemente. Porre le domande giuste ci consente di imparare dagli altri, di aiutarli, di comprenderne i comportamenti, di identificare i problemi, di trovare soluzioni e aprire spazi per un pensiero migliore.

C’è una relazione diretta tra la capacità di domandare e l’intelligenza emotiva. Più siamo capaci di porre buone domande, migliore sarà la qualità della nostra comunicazione.
Questo dipende anche dal fatto che l’arte di fare domande è correlata alla capacità di ascolto: domandare non basta, bisogna anche essere in grado di recepire la risposta, elaborarla e integrarla nel nostro sistema di pensiero. Insomma, fare domande non si esaurisce nell’atto di chiedere ma implica una relazione, uno scambio tra due interlocutori, rappresentanti di due mondi. Questo approccio del chiedere è il modo più rapido per costruire fiducia e trasparenza tra le persone.

La condizione che consente a queste domande di essere efficaci è che ci impegniamo a essere onesti con noi stessi, sforzandoci di assumere una prospettiva che ci consenta di guardarci da fuori. Non occorre avere le risposte a tutte le domande: il potere di molte domande è il loro lavorio sotterraneo e continuo. Perché alla fine le domande migliori che possiamo farci sono quelle che ci aiutano a diventare le persone che vogliamo essere.

Le domande efficaci consentono di esplorare le proprie idee, pensieri e soluzioni senza giudizio o pregiudizio. Fare domande (e anche porsi domande) crea accettazione, e l’accettazione porta ai risultati, incentiva il passaggio all’azione e crea autenticità e connessione.

Domandare è il verbo della curiosità. Da bambini, avendo una naturale attitudine alla curiosità e alla scoperta, facciamo un sacco di domande. In età adulta a poco a poco smettiamo, perché il nostro bagaglio di informazioni e di conoscenze aumenta e ci accontentiamo del già noto. Eppure, insieme all’esperienza, che è il metodo empirico per eccellenza, chiedere (e chiedersi) il perché o il come delle cose aiuta a costruire la nostra visione, la nostra verità, parziale e in divenire. Le domande cambiano il nostro mondo: porsi quelle giuste è il primo passo per sbloccare l’innovazione e risolvere i problemi. Lo abbiamo sperimentato anche con il prompt design, in cui il dialogo con i software è basato su domande e risposte sviluppate in un processo di continuo affinamento che allenano al pensiero laterale basato sull’abilità di pensare in modo creativo e associativo, allontanandosi dalle sequenze logiche cui siamo abituati. Lo abbiamo sperimentato anche con eventi cui abbiamo partecipato e che abbiamo organizzato: le domande illuminano il mondo, sono catalizzatori per il cambiamento.
I modelli mentali hanno una data di scadenza: se non facciamo domande, non sperimentiamo mai nulla di nuovo e non affrontiamo alcuna prova, i nostri modelli diventano obsoleti.

Il modo migliore per ottenere una risposta migliore è iniziare con una domanda migliore, e tutti possiamo imparare a farlo.

Le innovazioni che hanno un impatto decisivo derivano dalla capacità di affrontare contesti a cui non si è abituati. Le domande spesso sono scomode perché richiedono impegno per trovare una soluzione. Sono quelle che si chiamano domande catalitiche ovvero il tipo di domanda che abbatte barriere mettendo in discussione certezze passate e crea nuove energie per mettere in discussione lo status quo e inseguire soluzioni lungo strade non battute.

Per poi scoprire che le domande hanno una componente di inevitabilità, ovvero la capacità paradossale di essere completamente sorprendenti nel momento in cui vengono formulate ma apparire ovvie col senno di poi.Come diceva Hemingway le domande hanno bisogno di uno spazio aperto e bene illuminato per essere svelate. Noi lo abbiamo trovato e coltivato, qui costantemente cerchiamo di creare attivamente le condizioni speciali in cui fioriscono le domande e la mentalità dinamica necessaria per incanalare l’energia creativa lungo sentieri generativi.

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