Ricerca

La mobilità che disegna le città

Data Centers of the future are here

Un programma urbano
19/9/2025
Written by
Share:

La mobilità è una delle matrici fondative di un sistema urbano. Basta pensare a quanto è riconosciuta Amsterdam per il suo approccio alla mobilità dolce, New York per le sue metropolitane, Copenhagen per la sua pedonabilità. Città che hanno saputo costruire la propria identità attorno a modelli di mobilità distintivi.

La mobilità non è quindi una mera questione ingegneristica o una semplice strategia per pensare all’incanalamento del traffico: essa è parte integrante di un intero sistema che dà forma alla città. Le strade non sono solo infrastrutture per spostarsi, ma elementi che costruiscono paesaggi, generano esperienze e definiscono identità urbane. Pensare la mobilità significa pensare l’intera esperienza umana della città, la qualità della vita e la riconoscibilità dei territori.

Come può, quindi, la mobilità disegnare, a tutti gli effetti, una città?

Bisogna pensare alla mobilità come un “programma urbano”, articolato su tre livelli sui quali la mobilità agisce e ha influenza, partendo da un punto di vista macro e scendendo poi sempre più nel dettaglio. Dalla scala territoriale, a quella urbana, a quella architettonica: la mobilità è il fil rouge che le collega tutte.

Scala territoriale (collegamenti urbani e riconoscibilità del territorio)

Le infrastrutture di trasporto sono le arterie vitali delle città, ma la loro funzione va oltre l’efficienza: una strada e un collegamento progettati a regola d’arte possono rendere un territorio riconoscibile, di valore, parte di un’esperienza. Pensiamo a esempi di strade che sono state costruite per raggiungere luoghi nascosti e iconici come la Capanna Margherita: percorrere questi tragitti non è solo un mezzo per arrivare a destinazione, ma è parte di un percorso immersivo e spesso indimenticabile. La bellezza della strada, la sua sinuosità, il modo in cui si iscrive nel paesaggio, tutto contribuisce alla memorabilità del territorio, grazie a percorsi pensati per rendere la strada verso la destinazione una delle parti più memorabili di un viaggio.

La mobilità, quindi, non collega solo luoghi ma costruisce narrazioni e identità locali, sbloccando nuove possibilità di sviluppo e facendo di città geograficamente periferiche dei centri nevralgici di sviluppo territoriale – in alcuni casi, anche nazionale. Città considerate “di terzo livello” possono, se efficientemente collegate agli altri hub urbani di un Paese tramite l’alta velocità, diventare centri di sviluppo per le industrie del territorio, offrendo ampie possibilità di crescita demografica ed economica.

Un esempio concreto è Reggio Emilia, una piccola città del centro Italia divenuta uno dei poli industriali più in crescita della penisola. L’alta velocità ha reso possibile il collegamento efficiente di Reggio Emilia con i principali centri urbani d’Italia, tra cui Bologna (raggiungibile in 22 minuti), Milano (raggiungibile in 33), e Roma (raggiungibile in 2h30).

Scala urbana (urban design e potenziale della strada)

Una città di qualità si riconosce dalla cura delle sue strade, che devono essere pensate come spazi di paesaggio, esperienza e relazione, non solo come vie di transito. La progettazione urbana deve puntare su accessibilità e comfort, tramite interventi mirati su criteri quali illuminazione, verde, qualità dell’aria, aree pedonali. Tutti elementi che costituiscono la user experience di una città e che dovrebbero muovere le scelte di tutte le amministrazioni locali. E per garantire una user experience ottimale, bisognerebbe partire proprio dalla strada.

Una strada che segue le pieghe del territorio stimola l’esperienza, invita a rallentare, a osservare, a vivere il percorso.

L’esempio della High Line di New York – una linea ferroviaria dismessa trasformata in parco sospeso – mostra come una strada possa diventare un luogo identitario.

Un altro elemento chiave di user experience è l’ombra: una strada ombreggiata invita a camminare con calma, a fermarsi nei negozi, a vivere lo spazio pubblico senza fretta. Progettare l’ombra significa migliorare il comfort individuale e collettivo, stimolando una fruizione più rilassata e piacevole della città e l’economia di una città. Spesso, infatti, si trascura un aspetto fondamentale: la bellezza dell’infrastruttura stessa. Se per le strade pedonali è ormai intuitivo puntare anche sull’estetica, lo stesso non si può dire per le infrastrutture stradali dedicate al traffico veicolare privato, la cui progettazione in molti casi si limita alla loro funzionalità.

Prendiamo ad esempio alcune celebri strade degli Stati Uniti, come Lombard Street a San Francisco, emblema di una via urbana che affascina il mondo per la sua forma e la sua unicità, o i lunghi tratti della Pacific Coast Highway, in cui la bellezza non risiede solo nel panorama circostante, ma anche nella strada stessa, pensata per offrire un’esperienza visiva e sensoriale unica.

Ci sono diverse strategie che possono al contempo ottimizzare l’esperienza di un utente sulla strada e l’economia di un territorio. Tra queste, ridurre l’asfalto di una strada può stimolare l’economia locale e migliorare significativamente la qualità complessiva dell'esperienza urbana. Quando una strada è pensata per essere percorsa da persone (e non da automobili), non è ricoperta di asfalto ed è arricchita da attività commerciali e da zone di verde, gli effetti benefici sono molteplici. Il thermal comfort della strada viene massimizzato, percorrerle con il proprio mezzo diventa più piacevole, e gli utenti sono più propensi ad approfittare delle opportunità di consumo che gli vengono presentate durante il tragitto.

Streets designed with a strong pedestrian focus tend to stimulate local economies and significantly enhance the overall quality of the urban experience.

Un aspetto spesso sottovalutato nella progettazione degli spazi urbani è l’impatto dello stress ambientale sull’esperienza degli utenti. Lo stress ambientale è un elemento studiato in ambito neuroscientifico, che si manifesta come risposta emotiva, cognitiva e comportamentale dell’uomo a stimoli o fattori di stress provenienti dall’ambiente circostante. Questi fattori possono essere suddivisi in due grandi categorie: stressori ambientali (come luce, colore, rumore, temperatura) e stressori sociali (privacy, spazio personale, affollamento, territorialità). Se non adeguatamente gestiti, questi elementi possono incidere negativamente sulla qualità della vita urbana, generando effetti a lungo termine come stanchezza cumulativa, difficoltà nel gestire più fonti di stress, conseguenze cognitive e motivazionali legate al senso di impotenza appresa, stress fisiologico e una generale tendenza all’adattamento a condizioni subottimali. Per questo motivo, progettare lo spazio pubblico tenendo conto di questi fattori significa non solo migliorare il comfort, ma anche promuovere il benessere complessivo e la capacità degli individui di vivere pienamente la città.

Scala architettonica (piani terra e prossimità)

La qualità della vita urbana si gioca in gran parte alla scala di quartiere, dove i piani terra degli edifici e le strade diventano portali di socialità e benessere. Attraversare uno spazio bello, sicuro, verde e accogliente rende desiderabile camminare, pedalare, usare mezzi pubblici o servizi condivisi, riducendo il bisogno (e il desiderio) di auto private. Sulla scala di quartiere, la progettazione architettonica dei piani terra è un elemento chiave. Che sia tramite progetti di retail o living, il piano terra è un portale che fa della mobilità uno strumento sociale capace di influenzare la qualità del vivere dei cittadini.

Strade vive, zone più accoglienti, momenti che creano connessioni: il piano terra è un attivatore urbano, capace di valorizzare il tempo che le persone trascorrono in città, stimolando nuove sinergie tra comunità, economia, territorio e ambiente costruito.

Non si tratta solo di pensare alla user experience come strumento per favorire la socialità, ma di fare in modo che tutti possano beneficiare allo stesso modo dello spazio pubblico: tutti vogliamo le stesse cose, ma se ogni soluzione viene pensata su misura per il singolo, il beneficio collettivo verrà da sé.

Design to Humanise

In un sistema integrato come può esserlo quello di un territorio, nessun elemento è a sé stante ma appartiene a un sistema di relazioni complesso, che coinvolge le persone in relazione con la comunità e il territorio, le infrastrutture e l’economia attorno a loro.

Si tratta di un approccio che parte dalla volontà di mettere al centro di ogni scelta le relazioni che legano le persone alla comunità, al territorio, all’ambiente, alle emozioni: tutti i sistemi di relazioni che definiscono l’esperienza che le persone fanno dello spazio in cui si trovano. Noi l’abbiamo definito “Design to Humanise”.

Implementare questo approccio significa sviluppare progetti e disegnare esperienze percettive che puntano ad avere un impatto migliorativo sulle comunità, sulle città e sui territori, adattandosi ai loro bisogni grazie a strategie di sostenibilità e di impact investing: “Design to Humanise” è un'occasione per ridefinire il ruolo dell’immobiliare come motore del cambiamento su larga scala.

In questo contesto, pensiamo che la mobilità sia, sì, un sistema tecnico, ma anche un sistema sociale. Ogni progetto si fonda su una lettura attenta dei bisogni, delle abitudini e delle emozioni degli utenti, al fine di valorizzare le opportunità generate da una mobilità ripensata. Tutti i ragionamenti integrano nozioni di neuroscienze, tramite cui è possibile capire a priori quali elementi potranno avere un effetto migliorativo sull’esperienza degli utenti di uno spazio.

Affrontiamo i progetti di mobilità partendo da un’approfondita analisi di come gli utenti di un sistema urbano vivono gli spostamenti, lo stato dell’arte della mobilità di un territorio. Questo ci aiuta a capire quale relazione essi hanno con i luoghi che attraversano, e identificando tutte le opportunità che la mobilità, per come è pensata attualmente, può generare o negare.

Ma la domanda chiave che guida le nostre scelte progettuali è: quali emozioni vogliamo suscitare nelle persone quando vivono gli spazi della città?

Perché, infondo, la mobilità non ha solo a che vedere con l’atto di spostarsi. Si tratta di un’esperienza umana: a muoversi non sono solo i corpi, ma anche le anime che a loro volta li abitano. La mobilità ha il compito e la responsabilità di guidare la vita degli abitanti, il loro benessere. In definitiva, ripensare il sistema urbano alla luce di una mobilità improntata a garantire un’esperienza più umana ai city users, il cambiamento deve essere capillare e deve partire dalla scala architettonica, per riuscire poi ad avere un impatto sulla scala urbana e poi territoriale.

È così che la città può rendersi viva e realmente condivisa.

Una teoria fondamentale è quella dell’“attaccamento al luogo”, sviluppata nell’ambito della psicologia ambientale, che analizza il legame emotivo e affettivo che le persone sviluppano con luoghi specifici. Secondo questa teoria, gli individui formano dei legami profondi e significativi con i luoghi che abitano, influenzando il loro comportamento, il benessere e persino la propria identità sulla base di essi. Questo attaccamento gioca un ruolo cruciale nel rendere uno spazio non solo funzionale, ma anche desiderabile.

Due sono gli elementi chiave che concorrono a rafforzare il legame tra persone e luoghi: la dipendenza dal luogo e l’identità di luogo. La dipendenza dal luogo riguarda la funzionalità: uno spazio deve rispondere alle esigenze quotidiane dei suoi utenti, offrendo servizi, opportunità, accessibilità, infrastrutture adeguate e facilità di raggiungimento tramite mezzi pubblici.
L’identità di luogo, invece, si costruisce attraverso l’esperienza emotiva: un luogo deve saper coinvolgere le persone, offrendo esperienze significative e integrando elementi storici, culturali, paesaggistici e artistici che ne rafforzano il senso di appartenenza e unicità. Promuovere eventi comunitari, valorizzare la memoria dei luoghi e la loro storia, così come curare l’aspetto estetico e relazionale degli spazi pubblici, sono strategie fondamentali per alimentare questo legame e rendere gli ambienti urbani davvero vivi e partecipati.

Oggi, l’utente finale vuole semplicemente un’esperienza di città comoda, fluida. Vuole arrivare da un punto all’altro della propria giornata senza complicazioni comportate da spostamenti inefficienti o infrastrutture inadatte. Come progettisti, il nostro compito è quello di facilitare questo genere di esperienza.

La mobilità disegna le città, ma è l’esperienza umana e la qualità della relazione tra persone, spazi e territori a definirne il vero valore.

Progettare mobilità oggi significa progettare paesaggi, identità, benessere: ogni percorso può diventare occasione di comfort e riconoscibilità. La vera misura del successo di una mobilità non sta solo nell’efficienza, ma nella capacità di rendere la vita quotidiana più ricca, semplice e piacevole.

L'urban design ha il compito di “dare forma” alla mobilità, creando connessioni sicure e percorsi intuitivi, efficaci, memorabili. Percorsi che fanno venire voglia alle persone di percorrerli, stimolando emozioni positive e ricordi piacevoli. In questo modo i nodi della mobilità (hub, parcheggi, stazioni) possono diventare dei luoghi di relazione e non solo di passaggio, lasciando spazio alla socialità delle comunità.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere il digibook

Grazie per esserti registato!(en)Thank you for subscribing!
Oops! Qualcosa è andato storto durante l'invio.(en)Oops! Something went wrong while submitting the form.
Written By
Redazione
September 19, 2025
Attualità
Written by
Share:
September 19, 2025

La mobilità che disegna le città

La mobilità è una delle matrici fondative di un sistema urbano. Basta pensare a quanto è riconosciuta Amsterdam per il suo approccio alla mobilità dolce, New York per le sue metropolitane, Copenhagen per la sua pedonabilità. Città che hanno saputo costruire la propria identità attorno a modelli di mobilità distintivi.

La mobilità non è quindi una mera questione ingegneristica o una semplice strategia per pensare all’incanalamento del traffico: essa è parte integrante di un intero sistema che dà forma alla città. Le strade non sono solo infrastrutture per spostarsi, ma elementi che costruiscono paesaggi, generano esperienze e definiscono identità urbane. Pensare la mobilità significa pensare l’intera esperienza umana della città, la qualità della vita e la riconoscibilità dei territori.

Come può, quindi, la mobilità disegnare, a tutti gli effetti, una città?

Bisogna pensare alla mobilità come un “programma urbano”, articolato su tre livelli sui quali la mobilità agisce e ha influenza, partendo da un punto di vista macro e scendendo poi sempre più nel dettaglio. Dalla scala territoriale, a quella urbana, a quella architettonica: la mobilità è il fil rouge che le collega tutte.

Scala territoriale (collegamenti urbani e riconoscibilità del territorio)

Le infrastrutture di trasporto sono le arterie vitali delle città, ma la loro funzione va oltre l’efficienza: una strada e un collegamento progettati a regola d’arte possono rendere un territorio riconoscibile, di valore, parte di un’esperienza. Pensiamo a esempi di strade che sono state costruite per raggiungere luoghi nascosti e iconici come la Capanna Margherita: percorrere questi tragitti non è solo un mezzo per arrivare a destinazione, ma è parte di un percorso immersivo e spesso indimenticabile. La bellezza della strada, la sua sinuosità, il modo in cui si iscrive nel paesaggio, tutto contribuisce alla memorabilità del territorio, grazie a percorsi pensati per rendere la strada verso la destinazione una delle parti più memorabili di un viaggio.

La mobilità, quindi, non collega solo luoghi ma costruisce narrazioni e identità locali, sbloccando nuove possibilità di sviluppo e facendo di città geograficamente periferiche dei centri nevralgici di sviluppo territoriale – in alcuni casi, anche nazionale. Città considerate “di terzo livello” possono, se efficientemente collegate agli altri hub urbani di un Paese tramite l’alta velocità, diventare centri di sviluppo per le industrie del territorio, offrendo ampie possibilità di crescita demografica ed economica.

Un esempio concreto è Reggio Emilia, una piccola città del centro Italia divenuta uno dei poli industriali più in crescita della penisola. L’alta velocità ha reso possibile il collegamento efficiente di Reggio Emilia con i principali centri urbani d’Italia, tra cui Bologna (raggiungibile in 22 minuti), Milano (raggiungibile in 33), e Roma (raggiungibile in 2h30).

Scala urbana (urban design e potenziale della strada)

Una città di qualità si riconosce dalla cura delle sue strade, che devono essere pensate come spazi di paesaggio, esperienza e relazione, non solo come vie di transito. La progettazione urbana deve puntare su accessibilità e comfort, tramite interventi mirati su criteri quali illuminazione, verde, qualità dell’aria, aree pedonali. Tutti elementi che costituiscono la user experience di una città e che dovrebbero muovere le scelte di tutte le amministrazioni locali. E per garantire una user experience ottimale, bisognerebbe partire proprio dalla strada.

Una strada che segue le pieghe del territorio stimola l’esperienza, invita a rallentare, a osservare, a vivere il percorso.

L’esempio della High Line di New York – una linea ferroviaria dismessa trasformata in parco sospeso – mostra come una strada possa diventare un luogo identitario.

Un altro elemento chiave di user experience è l’ombra: una strada ombreggiata invita a camminare con calma, a fermarsi nei negozi, a vivere lo spazio pubblico senza fretta. Progettare l’ombra significa migliorare il comfort individuale e collettivo, stimolando una fruizione più rilassata e piacevole della città e l’economia di una città. Spesso, infatti, si trascura un aspetto fondamentale: la bellezza dell’infrastruttura stessa. Se per le strade pedonali è ormai intuitivo puntare anche sull’estetica, lo stesso non si può dire per le infrastrutture stradali dedicate al traffico veicolare privato, la cui progettazione in molti casi si limita alla loro funzionalità.

Prendiamo ad esempio alcune celebri strade degli Stati Uniti, come Lombard Street a San Francisco, emblema di una via urbana che affascina il mondo per la sua forma e la sua unicità, o i lunghi tratti della Pacific Coast Highway, in cui la bellezza non risiede solo nel panorama circostante, ma anche nella strada stessa, pensata per offrire un’esperienza visiva e sensoriale unica.

Ci sono diverse strategie che possono al contempo ottimizzare l’esperienza di un utente sulla strada e l’economia di un territorio. Tra queste, ridurre l’asfalto di una strada può stimolare l’economia locale e migliorare significativamente la qualità complessiva dell'esperienza urbana. Quando una strada è pensata per essere percorsa da persone (e non da automobili), non è ricoperta di asfalto ed è arricchita da attività commerciali e da zone di verde, gli effetti benefici sono molteplici. Il thermal comfort della strada viene massimizzato, percorrerle con il proprio mezzo diventa più piacevole, e gli utenti sono più propensi ad approfittare delle opportunità di consumo che gli vengono presentate durante il tragitto.

Streets designed with a strong pedestrian focus tend to stimulate local economies and significantly enhance the overall quality of the urban experience.

Un aspetto spesso sottovalutato nella progettazione degli spazi urbani è l’impatto dello stress ambientale sull’esperienza degli utenti. Lo stress ambientale è un elemento studiato in ambito neuroscientifico, che si manifesta come risposta emotiva, cognitiva e comportamentale dell’uomo a stimoli o fattori di stress provenienti dall’ambiente circostante. Questi fattori possono essere suddivisi in due grandi categorie: stressori ambientali (come luce, colore, rumore, temperatura) e stressori sociali (privacy, spazio personale, affollamento, territorialità). Se non adeguatamente gestiti, questi elementi possono incidere negativamente sulla qualità della vita urbana, generando effetti a lungo termine come stanchezza cumulativa, difficoltà nel gestire più fonti di stress, conseguenze cognitive e motivazionali legate al senso di impotenza appresa, stress fisiologico e una generale tendenza all’adattamento a condizioni subottimali. Per questo motivo, progettare lo spazio pubblico tenendo conto di questi fattori significa non solo migliorare il comfort, ma anche promuovere il benessere complessivo e la capacità degli individui di vivere pienamente la città.

Scala architettonica (piani terra e prossimità)

La qualità della vita urbana si gioca in gran parte alla scala di quartiere, dove i piani terra degli edifici e le strade diventano portali di socialità e benessere. Attraversare uno spazio bello, sicuro, verde e accogliente rende desiderabile camminare, pedalare, usare mezzi pubblici o servizi condivisi, riducendo il bisogno (e il desiderio) di auto private. Sulla scala di quartiere, la progettazione architettonica dei piani terra è un elemento chiave. Che sia tramite progetti di retail o living, il piano terra è un portale che fa della mobilità uno strumento sociale capace di influenzare la qualità del vivere dei cittadini.

Strade vive, zone più accoglienti, momenti che creano connessioni: il piano terra è un attivatore urbano, capace di valorizzare il tempo che le persone trascorrono in città, stimolando nuove sinergie tra comunità, economia, territorio e ambiente costruito.

Non si tratta solo di pensare alla user experience come strumento per favorire la socialità, ma di fare in modo che tutti possano beneficiare allo stesso modo dello spazio pubblico: tutti vogliamo le stesse cose, ma se ogni soluzione viene pensata su misura per il singolo, il beneficio collettivo verrà da sé.

Design to Humanise

In un sistema integrato come può esserlo quello di un territorio, nessun elemento è a sé stante ma appartiene a un sistema di relazioni complesso, che coinvolge le persone in relazione con la comunità e il territorio, le infrastrutture e l’economia attorno a loro.

Si tratta di un approccio che parte dalla volontà di mettere al centro di ogni scelta le relazioni che legano le persone alla comunità, al territorio, all’ambiente, alle emozioni: tutti i sistemi di relazioni che definiscono l’esperienza che le persone fanno dello spazio in cui si trovano. Noi l’abbiamo definito “Design to Humanise”.

Implementare questo approccio significa sviluppare progetti e disegnare esperienze percettive che puntano ad avere un impatto migliorativo sulle comunità, sulle città e sui territori, adattandosi ai loro bisogni grazie a strategie di sostenibilità e di impact investing: “Design to Humanise” è un'occasione per ridefinire il ruolo dell’immobiliare come motore del cambiamento su larga scala.

In questo contesto, pensiamo che la mobilità sia, sì, un sistema tecnico, ma anche un sistema sociale. Ogni progetto si fonda su una lettura attenta dei bisogni, delle abitudini e delle emozioni degli utenti, al fine di valorizzare le opportunità generate da una mobilità ripensata. Tutti i ragionamenti integrano nozioni di neuroscienze, tramite cui è possibile capire a priori quali elementi potranno avere un effetto migliorativo sull’esperienza degli utenti di uno spazio.

Affrontiamo i progetti di mobilità partendo da un’approfondita analisi di come gli utenti di un sistema urbano vivono gli spostamenti, lo stato dell’arte della mobilità di un territorio. Questo ci aiuta a capire quale relazione essi hanno con i luoghi che attraversano, e identificando tutte le opportunità che la mobilità, per come è pensata attualmente, può generare o negare.

Ma la domanda chiave che guida le nostre scelte progettuali è: quali emozioni vogliamo suscitare nelle persone quando vivono gli spazi della città?

Perché, infondo, la mobilità non ha solo a che vedere con l’atto di spostarsi. Si tratta di un’esperienza umana: a muoversi non sono solo i corpi, ma anche le anime che a loro volta li abitano. La mobilità ha il compito e la responsabilità di guidare la vita degli abitanti, il loro benessere. In definitiva, ripensare il sistema urbano alla luce di una mobilità improntata a garantire un’esperienza più umana ai city users, il cambiamento deve essere capillare e deve partire dalla scala architettonica, per riuscire poi ad avere un impatto sulla scala urbana e poi territoriale.

È così che la città può rendersi viva e realmente condivisa.

Una teoria fondamentale è quella dell’“attaccamento al luogo”, sviluppata nell’ambito della psicologia ambientale, che analizza il legame emotivo e affettivo che le persone sviluppano con luoghi specifici. Secondo questa teoria, gli individui formano dei legami profondi e significativi con i luoghi che abitano, influenzando il loro comportamento, il benessere e persino la propria identità sulla base di essi. Questo attaccamento gioca un ruolo cruciale nel rendere uno spazio non solo funzionale, ma anche desiderabile.

Due sono gli elementi chiave che concorrono a rafforzare il legame tra persone e luoghi: la dipendenza dal luogo e l’identità di luogo. La dipendenza dal luogo riguarda la funzionalità: uno spazio deve rispondere alle esigenze quotidiane dei suoi utenti, offrendo servizi, opportunità, accessibilità, infrastrutture adeguate e facilità di raggiungimento tramite mezzi pubblici.
L’identità di luogo, invece, si costruisce attraverso l’esperienza emotiva: un luogo deve saper coinvolgere le persone, offrendo esperienze significative e integrando elementi storici, culturali, paesaggistici e artistici che ne rafforzano il senso di appartenenza e unicità. Promuovere eventi comunitari, valorizzare la memoria dei luoghi e la loro storia, così come curare l’aspetto estetico e relazionale degli spazi pubblici, sono strategie fondamentali per alimentare questo legame e rendere gli ambienti urbani davvero vivi e partecipati.

Oggi, l’utente finale vuole semplicemente un’esperienza di città comoda, fluida. Vuole arrivare da un punto all’altro della propria giornata senza complicazioni comportate da spostamenti inefficienti o infrastrutture inadatte. Come progettisti, il nostro compito è quello di facilitare questo genere di esperienza.

La mobilità disegna le città, ma è l’esperienza umana e la qualità della relazione tra persone, spazi e territori a definirne il vero valore.

Progettare mobilità oggi significa progettare paesaggi, identità, benessere: ogni percorso può diventare occasione di comfort e riconoscibilità. La vera misura del successo di una mobilità non sta solo nell’efficienza, ma nella capacità di rendere la vita quotidiana più ricca, semplice e piacevole.

L'urban design ha il compito di “dare forma” alla mobilità, creando connessioni sicure e percorsi intuitivi, efficaci, memorabili. Percorsi che fanno venire voglia alle persone di percorrerli, stimolando emozioni positive e ricordi piacevoli. In questo modo i nodi della mobilità (hub, parcheggi, stazioni) possono diventare dei luoghi di relazione e non solo di passaggio, lasciando spazio alla socialità delle comunità.

Leggi l’articolo
September 19, 2025
Attualità
Written by
Share:
Do you want to read it in English?
Switch to English
Vuoi leggerlo in italiano?
Cambia in Italiano
Quello che ancora c'è da fare.