Ricerca

Riformare, trasformare

Data Centers of the future are here

Disimparare per cambiare il pensiero
24/7/2020
Written by
Share:

Il dibattito avviato con Richard Sennett ha sollevato questioni che trovano, con differenti sfumature, una forte risonanza nelle posizioni dei diversi relatori.

Per Itai Palti immaginare una città diversa significa, tra l’altro, andare contro “l’inerzia sociale” che ci ha guidato fino adesso e quindi “disimparare” ciò che sappiamo per interrompere un circolo vizioso culturale.

Si tratta anche, secondo Giangi Franz, di cambiare il modo in cui pensiamo e usiamo la parola: “La città è la seconda miglior cosa che gli umani abbiano mai inventato. Ma la prima è il linguaggio, tutto ciò che concepiamo deriva dalle parole che usiamo: crescita, efficienza, competizione… termini troppo condizionanti."

Dobbiamo ‘ripulire’ il linguaggio; l’invito a una creatività complessa che sappia cambiare prospettiva viene anche da Alessandro Melis che propone il concetto di Exaptation, proposto nel 1982 dai paleontologi Stephen J. Gould ed Elisabeth Vrba  per indicare come, a differenza dell’adattamento, gli organismi spesso trasformino in modo opportunista strutture già a disposizione per funzioni inedite. Allo stesso modo la funzione del design non dovrebbe essere diretta a risolvere dei “sintomi” specifici (l’isolamento, per esempio, con il Covid) ma operare in modo trasversale e inatteso per aprire altre strade (l’informal design è un esempio): un po’ come la differenza tra ingegnere e bricoleur di Claude Levi Strauss.

Il video completo dell'evento qui

Scarica il Position Paper qui

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

Inserisci il tuo indirizzo email per ricevere il digibook

Grazie per esserti registato!(en)Thank you for subscribing!
Oops! Qualcosa è andato storto durante l'invio.(en)Oops! Something went wrong while submitting the form.
Written By
July 24, 2020
Attualità
Written by
Share:
July 24, 2020

Riformare, trasformare

Il dibattito avviato con Richard Sennett ha sollevato questioni che trovano, con differenti sfumature, una forte risonanza nelle posizioni dei diversi relatori.

Per Itai Palti immaginare una città diversa significa, tra l’altro, andare contro “l’inerzia sociale” che ci ha guidato fino adesso e quindi “disimparare” ciò che sappiamo per interrompere un circolo vizioso culturale.

Si tratta anche, secondo Giangi Franz, di cambiare il modo in cui pensiamo e usiamo la parola: “La città è la seconda miglior cosa che gli umani abbiano mai inventato. Ma la prima è il linguaggio, tutto ciò che concepiamo deriva dalle parole che usiamo: crescita, efficienza, competizione… termini troppo condizionanti."

Dobbiamo ‘ripulire’ il linguaggio; l’invito a una creatività complessa che sappia cambiare prospettiva viene anche da Alessandro Melis che propone il concetto di Exaptation, proposto nel 1982 dai paleontologi Stephen J. Gould ed Elisabeth Vrba  per indicare come, a differenza dell’adattamento, gli organismi spesso trasformino in modo opportunista strutture già a disposizione per funzioni inedite. Allo stesso modo la funzione del design non dovrebbe essere diretta a risolvere dei “sintomi” specifici (l’isolamento, per esempio, con il Covid) ma operare in modo trasversale e inatteso per aprire altre strade (l’informal design è un esempio): un po’ come la differenza tra ingegnere e bricoleur di Claude Levi Strauss.

Il video completo dell'evento qui

Scarica il Position Paper qui

Leggi l’articolo
July 24, 2020
Attualità
Written by
Share:
Do you want to read it in English?
Switch to English
Vuoi leggerlo in italiano?
Cambia in Italiano
Quello che ancora c'è da fare.