Interdipendenza e “Design by the brains”
Data Centers of the future are here

In questi movimenti è importante comprendere quanto tutto sia interdipendente.
Ambiente, educazione, salute pubblica, comunità sono interconnessi, e soprattutto lo sono mente e corpo: “Immaginiamo la città come una mente che dobbiamo comprendere e saper navigare…” suggerisce Upali Nanda

quasi evocando la plasticità cerebrale come modello per configurare contesti mobili e flessibili (community-bloc) capaci di garantire la continuità vitale e sociale delle comunità urbane sia in tempi normali sia in situazioni di emergenza epidemica.
La proposta è un “Agile Design” per forme di cittadinanza resilienti.

A supporto di tale metafora fisiologica, l’approccio neurobiologico, che fornisce informazioni preziose sui modi in cui le persone interagiscono con la città, così come la prospettiva neuro-architettonica e la fecondità di un metodo che includa la scienza (medicina, fisiologia, esperienza clinica ecc.) nel dibattito sul design, sono temi ampiamente rappresentati (Susan Magsamen, Eve Edelstein).

Ciò che emerge è una forte domanda di permeabilità e comunicazione tra diverse sfere: soggettività e ambiente esterno, discipline creative e analitiche e così via. Un’osmosi che si possa riversare nello spazio pubblico con altrettanta porosità e complessità.