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Interdipendenza e “Design by the brains”

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La città come una mente
29/7/2020
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In questi movimenti è importante comprendere quanto tutto sia interdipendente.

Ambiente, educazione, salute pubblica, comunità sono interconnessi, e soprattutto lo sono mente e corpo: “Immaginiamo la città come una mente che dobbiamo comprendere e saper navigare…” suggerisce Upali Nanda

quasi evocando la plasticità cerebrale come modello per configurare contesti mobili e flessibili (community-bloc) capaci di garantire la continuità vitale e sociale delle comunità urbane sia in tempi normali sia in situazioni di emergenza epidemica.

La proposta è un “Agile Design” per forme di cittadinanza resilienti.

A supporto di tale metafora fisiologica, l’approccio neurobiologico, che fornisce informazioni preziose sui modi in cui le persone interagiscono con la città, così come la prospettiva neuro-architettonica e la fecondità di un metodo che includa la scienza (medicina, fisiologia, esperienza clinica ecc.) nel dibattito sul design, sono temi ampiamente rappresentati (Susan Magsamen, Eve Edelstein).

Ciò che emerge è una forte domanda di permeabilità e comunicazione tra diverse sfere: soggettività e ambiente esterno, discipline creative e analitiche e così via. Un’osmosi che si possa riversare nello spazio pubblico con altrettanta porosità e complessità.

Scarica il Position Paper qui

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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July 29, 2020
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July 29, 2020

Interdipendenza e “Design by the brains”

In questi movimenti è importante comprendere quanto tutto sia interdipendente.

Ambiente, educazione, salute pubblica, comunità sono interconnessi, e soprattutto lo sono mente e corpo: “Immaginiamo la città come una mente che dobbiamo comprendere e saper navigare…” suggerisce Upali Nanda

quasi evocando la plasticità cerebrale come modello per configurare contesti mobili e flessibili (community-bloc) capaci di garantire la continuità vitale e sociale delle comunità urbane sia in tempi normali sia in situazioni di emergenza epidemica.

La proposta è un “Agile Design” per forme di cittadinanza resilienti.

A supporto di tale metafora fisiologica, l’approccio neurobiologico, che fornisce informazioni preziose sui modi in cui le persone interagiscono con la città, così come la prospettiva neuro-architettonica e la fecondità di un metodo che includa la scienza (medicina, fisiologia, esperienza clinica ecc.) nel dibattito sul design, sono temi ampiamente rappresentati (Susan Magsamen, Eve Edelstein).

Ciò che emerge è una forte domanda di permeabilità e comunicazione tra diverse sfere: soggettività e ambiente esterno, discipline creative e analitiche e così via. Un’osmosi che si possa riversare nello spazio pubblico con altrettanta porosità e complessità.

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