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Lezioni di vita a stile libero
2/2/2023
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Facevo le medie, ma lo sforzo che mi era richiesto non aveva nulla di medio.

Uscivo da scuola alle 13.00 e mi fiondavo in piscina per 2 ore di allenamento in vasca grande. Pranzo intorno alle 15.30, mezzora di riposo, un’ora di studio intenso e poi alle 17.30 di nuovo in piscina per il secondo allenamento. Tornavo a casa alle 20 con gli occhi infuocati dal cloro. Mangiavo quello che trovavo nel piatto e crollavo.

Questa era la mia routine settimanale.

Non andavo mai a dormire con meno di 20 km di nuoto sulle spalle.

Il nostro allenatore era molto carismatico: captava il nostro stato psicofisico al primo sguardo. Sapeva motivarci, educarci all’impegno e al rispetto del corpo.

Sul muro dei miei ricordi, la foto grande in bianco e nero esprime bene ‘lo sfinimento’ post gara. E dire che avevo vinto!

L’andare a feste o il saltare un giorno di scuola o di allenamento non era assolutamente previsto. D’estate andava lievemente meglio perché i 2 allenamenti giornalieri erano suddivisi tra mattina e pomeriggio ed aumentavano i tempi di recupero. In allenamento sapevo che sarebbe venuta la sequenza in cui avrei dovuto tirare, e quella in cui potevo mettermi in scia e andare a velocità di crociera. Ma non era mai previsto che potessi esimermi.

Nuotai fino ai 17 anni. Vincevo spesso, ero una dorsista.

Il top fu un quarto posto alla finale degli assoluti di nuoto a Roma, all’Acqua Cetosa. Per un pelo non entrai in Nazionale!

Negli anni a venire mi è sembrato tutto ‘in discesa’.

Perfino la preparazione degli esami di laurea e della tesi. Concetti come ‘ lavorare duro in vista di un obiettivo’, ‘avere spirito di squadra’, ‘osare’ mi erano del tutto familiari.

Quando sono entrata in Lombardini22 ho sentito risuonare qualcosa dentro di me. In questo ambiente ho ritrovato le stesse motivazioni di allora: mai giudizi, solo indicazioni per migliorare.

Mai lavorare da soli, ma solo in una logica di squadra, ognuno con i propri talenti.

Mai lamentarsi ma sentire di poter contare sempre sull’effetto ‘boost’ dato dal gruppo di lavoro.

E poi tanto apprezzamento per quel guizzo personale, assolutamente spontaneo, fatto di divertimento e di sfida, di allegria e coraggio, che ci porta a fare qualcosa in più del previsto. Qualcosa che nasce dalla voglia di mettersi in gioco senza la paura di essere giudicati, dalla fiducia nelle indicazioni dell’allenatore che ti segna il tempo suggerendo qualche battuta di gambe in più.

Ma anche dalla fiducia nei propri mezzi, col gusto di stare a vedere dove si riesce ad arrivare.

Bisogna stare fluidi – come dice Franco (Guidi ndr*) – e tenersi aperti a varie possibilità determinate dalle condizioni che si creano li per lì. Bisogna saper improvvisare confidando in ciò che si è imparato a far bene!

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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Lucia Matti

Ho studiato filosofia - per un'inesauribile interesse verso il genere umano -  e poi ho navigato nel mondo del lavoro con entusiasmo e fluidità. Sono posseduta dal daimon dell'accoglienza e delle relazioni ma anche da quello della  curiosità per il nuovo. Nel format Foresight ho potuto finalmente condensarli!

February 2, 2023
Addirittura
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February 2, 2023

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Facevo le medie, ma lo sforzo che mi era richiesto non aveva nulla di medio.

Uscivo da scuola alle 13.00 e mi fiondavo in piscina per 2 ore di allenamento in vasca grande. Pranzo intorno alle 15.30, mezzora di riposo, un’ora di studio intenso e poi alle 17.30 di nuovo in piscina per il secondo allenamento. Tornavo a casa alle 20 con gli occhi infuocati dal cloro. Mangiavo quello che trovavo nel piatto e crollavo.

Questa era la mia routine settimanale.

Non andavo mai a dormire con meno di 20 km di nuoto sulle spalle.

Il nostro allenatore era molto carismatico: captava il nostro stato psicofisico al primo sguardo. Sapeva motivarci, educarci all’impegno e al rispetto del corpo.

Sul muro dei miei ricordi, la foto grande in bianco e nero esprime bene ‘lo sfinimento’ post gara. E dire che avevo vinto!

L’andare a feste o il saltare un giorno di scuola o di allenamento non era assolutamente previsto. D’estate andava lievemente meglio perché i 2 allenamenti giornalieri erano suddivisi tra mattina e pomeriggio ed aumentavano i tempi di recupero. In allenamento sapevo che sarebbe venuta la sequenza in cui avrei dovuto tirare, e quella in cui potevo mettermi in scia e andare a velocità di crociera. Ma non era mai previsto che potessi esimermi.

Nuotai fino ai 17 anni. Vincevo spesso, ero una dorsista.

Il top fu un quarto posto alla finale degli assoluti di nuoto a Roma, all’Acqua Cetosa. Per un pelo non entrai in Nazionale!

Negli anni a venire mi è sembrato tutto ‘in discesa’.

Perfino la preparazione degli esami di laurea e della tesi. Concetti come ‘ lavorare duro in vista di un obiettivo’, ‘avere spirito di squadra’, ‘osare’ mi erano del tutto familiari.

Quando sono entrata in Lombardini22 ho sentito risuonare qualcosa dentro di me. In questo ambiente ho ritrovato le stesse motivazioni di allora: mai giudizi, solo indicazioni per migliorare.

Mai lavorare da soli, ma solo in una logica di squadra, ognuno con i propri talenti.

Mai lamentarsi ma sentire di poter contare sempre sull’effetto ‘boost’ dato dal gruppo di lavoro.

E poi tanto apprezzamento per quel guizzo personale, assolutamente spontaneo, fatto di divertimento e di sfida, di allegria e coraggio, che ci porta a fare qualcosa in più del previsto. Qualcosa che nasce dalla voglia di mettersi in gioco senza la paura di essere giudicati, dalla fiducia nelle indicazioni dell’allenatore che ti segna il tempo suggerendo qualche battuta di gambe in più.

Ma anche dalla fiducia nei propri mezzi, col gusto di stare a vedere dove si riesce ad arrivare.

Bisogna stare fluidi – come dice Franco (Guidi ndr*) – e tenersi aperti a varie possibilità determinate dalle condizioni che si creano li per lì. Bisogna saper improvvisare confidando in ciò che si è imparato a far bene!

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February 2, 2023
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