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Un modo diverso di vivere la fiera
19/4/2024
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Per la 62° edizione del Salone del Mobile.Milano, Lombardini22 ha dato il suo contributo curando i nuovi layout di EuroCucina (nei padiglioni 2-4) e del Salone Internazionale del Bagno (nei padiglioni 6-10), confermando così la validità e il successo dell’approccio progettuale già sperimentato con Euroluce 2023. Di tale approccio abbiamo mantenuto i principi generali ma declinandoli sulle esigenze specifiche di categorie merceologiche diverse, e inoltre arricchendoli (o forse consolidandoli) con un esperimento di neuroscienze applicate all’architettura, pionieristico per una fiera. Come lo scorso anno, la nuova urbanistica dei padiglioni è finalizzata a ottenere significativi benefici: risparmi d’energia (fisica e cognitiva) ai visitatori, maggior chiarezza dei percorsi, equilibrata visibilità e riconoscibilità per tutti gli espositori. Ma è anche volta a creare condizioni migliori per dare luogo e forma a contenuti speciali che possano rimodulare il ritmo serrato con cui solitamente si affronta una kermesse fieristica, con spazi di approfondimento intellettuale, luoghi di distensione, momenti di cura di sé.

Quindi, un modo diverso di vivere la fiera oltre la sua dimensione commerciale.

©Luca Rotondo

 

Non solo layout

Convinti che un buon layout, e di conseguenza la gestione dello spazio e dei flussi che esso determina, sia un fattore fondamentale che abilita al meglio il coinvolgimento degli utenti e delle aziende nel programma di una fiera, quest’anno non ci siamo tuttavia limitati al solo livello urbanistico, ma siamo anche stati coinvolti nell’allestimento e nel masterplan di due punti focali della manifestazione: l’installazione site-specific “Interiors by DavidLynch. A Thinking Room”, firmata dal celebre regista statunitense, e il progetto “All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances”, uno spazio dedicato a eventi performativi legati al cibo e curati da una selezionata editoria di settore.

 

Un’introduzione alle stanze del pensiero: il masterplan per David Lynch

Per il progetto di David Lynch, abbiamo innanzitutto contribuito a identificare la più corretta collocazione dell’installazione in funzione del ruolo che rappresenta all’interno del percorso fieristico. Abbiamo immaginato elementi curvilinei posizionati e orientati in modo tale da dar loro il massimo valore d’impatto e allo stesso tempo le giuste relazioni “di vicinato” con gli espositori, avendo grande cura dei coni ottici indirizzati verso gli stand circostanti per non ostacolarne la visibilità. Partendo da questo masterplan, gli ambienti immaginati da David Lynch sono incorporati all’interno di due gusci dalla forma ovoidale, ottenendo così due involucri affiancati e simmetrici.

©Luca Rotondo

Tra il perimetro dei gusci, fatti di un sipario rosso teatrale (o cinematografico), e le Thinking Room si determina uno spazio intermedio che, attraverso un grande portale a tutta altezza, accoglie i visitatori prima di farli entrare nell'opera vera e propria. È un vellutato spazio di attesa, semplicemente fatto di moquette, tendaggi e un’ampia e morbida seduta, all’interno del quale il cuore dell’installazione – le “stanze del pensiero” – si offre alla vista come una retro impalcatura, un dietro le quinte intimo e scenografico. Oppure, seguendo le suggestioni formali dell’ovulo, è il luogo metaforico di un confortevole liquido amniotico in cui immergersi per accedere a uno stato di sospensione (che ha anche molto a che fare con l’inconscio e l’onirico, quindi sintonizzato con l’arte stessa di David Lynch) e attutire l’esperienza spesso frastornante della fiera, preparandoci a una dimensione più ovattata, raccolta e riflessiva.

 

Responsive environment per il Food Design

Con lo stesso criterio interpretativo abbiamo affrontato il progetto di allestimento dedicato al Food Design: per entrambi ci siamo messi al servizio di un’idea. Ma il progetto "All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances" ha posto sul piatto un programma più complesso e variabile: uno spazio d’esposizione editoriale e una successione di atti performativi curati da attori diversi, che ricondurre a una soluzione spaziale predeterminata sarebbe stato probabilmente una forzatura. Per questa ragione abbiamo pensato a un ossimoro: “neutralità caratterizzata”, ovvero un allestimento sufficientemente neutrale in grado di accogliere tutti indifferentemente, e allo stesso tempo riconfigurabile per adattarsi alle esigenze di ognuno. Diviso in due parti, separate da un muro tecnico che si trasforma in superficie comunicativa e di relazione tra le due, l’allestimento presenta un’area fissa ma polivalente per i magazine di settore e un’area flessibile per le azioni dei diversi chef, artisti, designer, cui rispondere dinamicamente con pochi gesti immediati: dalle tende riposizionabili che modulano lo spazio e il rapporto con il pubblico alle variazioni d’intensità e colore della luce.

Nel suo insieme, il progetto di Lombardini22 si pone come un collettore reattivo di situazioni, una cornice che, per quanto disegnata, è una “tela bianca” su cui dipingere quadri diversi.

 

©Luca Rotondo

Il progetto della luce come materia reattiva

Al di là delle differenze di ruolo e coinvolgimento che i casi di David Lynch e del Food Design rappresentano per Lombardini22, il progetto della luce è l’indicatore comune con cui confrontare i due programmi e il nostro approccio progettuale.  

Nel caso di “Interiors by David Lynch. A Thinking Room”, si è trattato di un’opera unica d’autore con una configurazione definita. Il progetto è stato realizzato grazie alle competenze del Piccolo Teatro di Milano che ha tradotto concretamente l’immaginario del regista. Ad esso Lombardini22 ha dato un contribuito illumino tecnico con il progetto di Andrea Cacaci che, attraverso campionamenti delle superfici e accurate simulazioni cromatiche, ha definito un sapiente dosaggio di fonti luminose, temperature di colore e gradienti di luminosità per magnificare le proprietà delle diverse componenti dell’opera, ognuna portatrice di specifiche necessità, e orchestrarne l’insieme.

Diverso è il caso di “All You Have Ever Wanted to Know AboutFood Design in Six Performances”, che è di fatto un’opera aperta. Per rispondere alle diverse variabili in gioco, oltre alla riconfigurabilità dello spazio ci è venuta in soccorso la tecnologia LED, che ci mette a disposizione apparecchi con sorgenti a luce variabile (Tunable White) e altissime rese cromatiche che si prestano a una notevole flessibilità d’uso. Sappiamo che la corretta percezione del colore dipende dal fortunato incontro tra la giusta luce e la materia stessa. E parlando di Food, sappiamo che il rosso della carne, il tono aureo del pane, l’argento del pesce hanno bisogno di una composizione spettrale diversa. Inoltre, la dimmerazione ci permette di intervenire sull’erogazione dei flussi luminosi e sulle intensità, mentre la flessibilità di posizionamento delle sorgenti ci consente di creare differenti scenari luminosi che trasfigurano la percezione degli spazi.

Abbiamo così sfruttato tutti questi strumenti a disposizione della progettazione illuminotecnica per valorizzare, con modifiche in tempo reale, le diverse performance che occuperanno il centro della scena.

©Luca Rotondo

 

Un denominatore comune

Cristian Catania, project director Lombardini22 che ha guidato il percorso con Salone del Mobile e integrato tutte le discipline e tecnologia adottate in un unico processo progettuale, riassume così l’approccio sperimentato: “Tutto ciò che abbiamo pensato, progettato e realizzato ha un denominatore comune valido per tutti i nostri progetti: il centro della scena non siamo noi, ma la materia e le idee in cui siamo coinvolti, e gli attori chele animano, e il pubblico che ne usufruisce: dalla grande scala del layout di un intero padiglione fieristico alla piccola scala di un fascio di luce che investe un piatto da assaporare e guardare, ci siamo posti in ascolto. Questo il nostro metodo progettuale.”

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

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April 19, 2024
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Per la 62° edizione del Salone del Mobile.Milano, Lombardini22 ha dato il suo contributo curando i nuovi layout di EuroCucina (nei padiglioni 2-4) e del Salone Internazionale del Bagno (nei padiglioni 6-10), confermando così la validità e il successo dell’approccio progettuale già sperimentato con Euroluce 2023. Di tale approccio abbiamo mantenuto i principi generali ma declinandoli sulle esigenze specifiche di categorie merceologiche diverse, e inoltre arricchendoli (o forse consolidandoli) con un esperimento di neuroscienze applicate all’architettura, pionieristico per una fiera. Come lo scorso anno, la nuova urbanistica dei padiglioni è finalizzata a ottenere significativi benefici: risparmi d’energia (fisica e cognitiva) ai visitatori, maggior chiarezza dei percorsi, equilibrata visibilità e riconoscibilità per tutti gli espositori. Ma è anche volta a creare condizioni migliori per dare luogo e forma a contenuti speciali che possano rimodulare il ritmo serrato con cui solitamente si affronta una kermesse fieristica, con spazi di approfondimento intellettuale, luoghi di distensione, momenti di cura di sé.

Quindi, un modo diverso di vivere la fiera oltre la sua dimensione commerciale.

©Luca Rotondo

 

Non solo layout

Convinti che un buon layout, e di conseguenza la gestione dello spazio e dei flussi che esso determina, sia un fattore fondamentale che abilita al meglio il coinvolgimento degli utenti e delle aziende nel programma di una fiera, quest’anno non ci siamo tuttavia limitati al solo livello urbanistico, ma siamo anche stati coinvolti nell’allestimento e nel masterplan di due punti focali della manifestazione: l’installazione site-specific “Interiors by DavidLynch. A Thinking Room”, firmata dal celebre regista statunitense, e il progetto “All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances”, uno spazio dedicato a eventi performativi legati al cibo e curati da una selezionata editoria di settore.

 

Un’introduzione alle stanze del pensiero: il masterplan per David Lynch

Per il progetto di David Lynch, abbiamo innanzitutto contribuito a identificare la più corretta collocazione dell’installazione in funzione del ruolo che rappresenta all’interno del percorso fieristico. Abbiamo immaginato elementi curvilinei posizionati e orientati in modo tale da dar loro il massimo valore d’impatto e allo stesso tempo le giuste relazioni “di vicinato” con gli espositori, avendo grande cura dei coni ottici indirizzati verso gli stand circostanti per non ostacolarne la visibilità. Partendo da questo masterplan, gli ambienti immaginati da David Lynch sono incorporati all’interno di due gusci dalla forma ovoidale, ottenendo così due involucri affiancati e simmetrici.

©Luca Rotondo

Tra il perimetro dei gusci, fatti di un sipario rosso teatrale (o cinematografico), e le Thinking Room si determina uno spazio intermedio che, attraverso un grande portale a tutta altezza, accoglie i visitatori prima di farli entrare nell'opera vera e propria. È un vellutato spazio di attesa, semplicemente fatto di moquette, tendaggi e un’ampia e morbida seduta, all’interno del quale il cuore dell’installazione – le “stanze del pensiero” – si offre alla vista come una retro impalcatura, un dietro le quinte intimo e scenografico. Oppure, seguendo le suggestioni formali dell’ovulo, è il luogo metaforico di un confortevole liquido amniotico in cui immergersi per accedere a uno stato di sospensione (che ha anche molto a che fare con l’inconscio e l’onirico, quindi sintonizzato con l’arte stessa di David Lynch) e attutire l’esperienza spesso frastornante della fiera, preparandoci a una dimensione più ovattata, raccolta e riflessiva.

 

Responsive environment per il Food Design

Con lo stesso criterio interpretativo abbiamo affrontato il progetto di allestimento dedicato al Food Design: per entrambi ci siamo messi al servizio di un’idea. Ma il progetto "All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances" ha posto sul piatto un programma più complesso e variabile: uno spazio d’esposizione editoriale e una successione di atti performativi curati da attori diversi, che ricondurre a una soluzione spaziale predeterminata sarebbe stato probabilmente una forzatura. Per questa ragione abbiamo pensato a un ossimoro: “neutralità caratterizzata”, ovvero un allestimento sufficientemente neutrale in grado di accogliere tutti indifferentemente, e allo stesso tempo riconfigurabile per adattarsi alle esigenze di ognuno. Diviso in due parti, separate da un muro tecnico che si trasforma in superficie comunicativa e di relazione tra le due, l’allestimento presenta un’area fissa ma polivalente per i magazine di settore e un’area flessibile per le azioni dei diversi chef, artisti, designer, cui rispondere dinamicamente con pochi gesti immediati: dalle tende riposizionabili che modulano lo spazio e il rapporto con il pubblico alle variazioni d’intensità e colore della luce.

Nel suo insieme, il progetto di Lombardini22 si pone come un collettore reattivo di situazioni, una cornice che, per quanto disegnata, è una “tela bianca” su cui dipingere quadri diversi.

 

©Luca Rotondo

Il progetto della luce come materia reattiva

Al di là delle differenze di ruolo e coinvolgimento che i casi di David Lynch e del Food Design rappresentano per Lombardini22, il progetto della luce è l’indicatore comune con cui confrontare i due programmi e il nostro approccio progettuale.  

Nel caso di “Interiors by David Lynch. A Thinking Room”, si è trattato di un’opera unica d’autore con una configurazione definita. Il progetto è stato realizzato grazie alle competenze del Piccolo Teatro di Milano che ha tradotto concretamente l’immaginario del regista. Ad esso Lombardini22 ha dato un contribuito illumino tecnico con il progetto di Andrea Cacaci che, attraverso campionamenti delle superfici e accurate simulazioni cromatiche, ha definito un sapiente dosaggio di fonti luminose, temperature di colore e gradienti di luminosità per magnificare le proprietà delle diverse componenti dell’opera, ognuna portatrice di specifiche necessità, e orchestrarne l’insieme.

Diverso è il caso di “All You Have Ever Wanted to Know AboutFood Design in Six Performances”, che è di fatto un’opera aperta. Per rispondere alle diverse variabili in gioco, oltre alla riconfigurabilità dello spazio ci è venuta in soccorso la tecnologia LED, che ci mette a disposizione apparecchi con sorgenti a luce variabile (Tunable White) e altissime rese cromatiche che si prestano a una notevole flessibilità d’uso. Sappiamo che la corretta percezione del colore dipende dal fortunato incontro tra la giusta luce e la materia stessa. E parlando di Food, sappiamo che il rosso della carne, il tono aureo del pane, l’argento del pesce hanno bisogno di una composizione spettrale diversa. Inoltre, la dimmerazione ci permette di intervenire sull’erogazione dei flussi luminosi e sulle intensità, mentre la flessibilità di posizionamento delle sorgenti ci consente di creare differenti scenari luminosi che trasfigurano la percezione degli spazi.

Abbiamo così sfruttato tutti questi strumenti a disposizione della progettazione illuminotecnica per valorizzare, con modifiche in tempo reale, le diverse performance che occuperanno il centro della scena.

©Luca Rotondo

 

Un denominatore comune

Cristian Catania, project director Lombardini22 che ha guidato il percorso con Salone del Mobile e integrato tutte le discipline e tecnologia adottate in un unico processo progettuale, riassume così l’approccio sperimentato: “Tutto ciò che abbiamo pensato, progettato e realizzato ha un denominatore comune valido per tutti i nostri progetti: il centro della scena non siamo noi, ma la materia e le idee in cui siamo coinvolti, e gli attori chele animano, e il pubblico che ne usufruisce: dalla grande scala del layout di un intero padiglione fieristico alla piccola scala di un fascio di luce che investe un piatto da assaporare e guardare, ci siamo posti in ascolto. Questo il nostro metodo progettuale.”

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