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Hospitality Design Thinking

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Dall’hotel super lusso al budget hotel, al service apartment brandizzato
12/9/2018
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Una panoramica dell’oggi e del domani con una domanda sul ruolo dell’architetto. Conversazione con Giuseppe Varsavia e Igor Rebosio, rispettivamente managing e design director di Eclettico Design, brand di Lombardini22 specializzato in ospitalità e residenze di lusso.

Per presentare la vostra realtà, gruppo Lombardini22 e i suoi cinque brand, spesso vi dipingete comeuna società di progettazione non autoriale. Cosa significa?

Giuseppe Varsavia
: Siamo nati per dare un servizio al cliente, progettiamo secondo la metodologia del design thinking e facciamo riferimento alle neuroscienze applicate all’architettura. Siamo lontani dal mondo delle archistar. Il termine archistar non è negativo in sé, è negativa l’accezione di archistar come brand che viene aggiunto a un progetto. Lo stile dell’architetto, quando è l’unica cifra riconoscibile, può essere un elemento incredibilmente positivo o estremamente negativo per il progetto.

“L’hotel è tra gli esercizi progettuali più complessi perché all’interno c’è tutto: residenziale, ufficio, retail, wellness”

Quanto è importantela definizione del concept nella progettazione di un albergo?


G. V. Il progetto di un hotel nasce da un’esigenza di business. Non sono tanto importanti i metri quadri nella progettazione ma il reddito che deve generare,non solo attraverso l’hospitality ma anche con i bar, i ristoranti, le aree wellness. Anzi, molto spesso il pernottamento è un elemento marginale della redditività di un hotel a fronte di un food and beverage molto più marcato. Il business che si riesce a generare spesso dipende da una buona definizone del concept. Senza una chiara visione di come deve funzionare un albergo, si rischia di fare progetti inadeguati. È sempre un errore innamorarsi di soluzioni progettuali che non siano sintonizzate con reali esigenze di posizionamento e business.

Parliamo di tendenze. Cosa vedete nel futuro dell’hotellerie?


I.R. Qualche anno fa stavamo lavorando all’Armani Hotel a Milano e, in contemporanea, avevamo iniziato a progettare il Generator a Roma. Tendenze che allora sembravano rivoluzionarie e straordinarie e oggi sono considerate dotazione standard. Come per esempio l’aspetto della socialità richiesta nelle lobby e nelle reception con progettazione di social-collaborative table. Bisogna inoltre fare una distinzione in base alla localizzazione, perché la concezione dell’albergo è anche un fatto culturale. Nel mondo occidentale c’è la richiesta di avere una continuità percettiva e visiva dell’ambiente letto e dell’ambiente bagno-cabina armadio. Si assiste quindi alla disgregazione del frazionamento degli spazi. Cosa impensabile per alberghi realizzati nel mondo arabo o in Medio Oriente dove la compartimentazione delle stanze non solo è fortemente richiesta ma è necessaria. Dipende molto dalla percezione dell’intimità.

G.V. Rispetto al mondoorientale, in Europa, e in particolare in Italia, siamo ancora molto lontanidal vivere l’hotel come spazio esperienziale, e ciò risulta particolarmente evidente nell’importanza che viene data alla stanza da bagno. Da noi spesso viene ancora intesa come accessorio funzionale, in altre culture, invece, il bagno viene studiato come una piccola Spa, con dimensioni generose, circa un terzo della superficie della camera

I.R.Addirittura nell’Armani Hotel ilrapporto superficie camera-bagno è quasi uno a uno e il bagno diventa il luogo dove stare e prendersi cura di sé. Da qui deriva il desiderio di smaterializzare i confini con la camera. Abbattere le partizioni significa anche poter usufruire della luce naturale, fonte di benessere, in ambienti di solito progettati ciechi.

“L’albergo è diventato l’archetipo delle funzioni in architettura. Ma questo modo di viverlo, in Italia, è ancora tutto da scoprire”

Grandi catene alberghiere e piccoli investitori, tecnologia, spazio pubblico e privato, ibridazione e contaminazione. Queste le altre tematiche affrontate in questa intervista doppia pubblicata su Guest. Continua a leggere a pagina 109

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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September 12, 2018
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Hospitality Design Thinking

Una panoramica dell’oggi e del domani con una domanda sul ruolo dell’architetto. Conversazione con Giuseppe Varsavia e Igor Rebosio, rispettivamente managing e design director di Eclettico Design, brand di Lombardini22 specializzato in ospitalità e residenze di lusso.

Per presentare la vostra realtà, gruppo Lombardini22 e i suoi cinque brand, spesso vi dipingete comeuna società di progettazione non autoriale. Cosa significa?

Giuseppe Varsavia
: Siamo nati per dare un servizio al cliente, progettiamo secondo la metodologia del design thinking e facciamo riferimento alle neuroscienze applicate all’architettura. Siamo lontani dal mondo delle archistar. Il termine archistar non è negativo in sé, è negativa l’accezione di archistar come brand che viene aggiunto a un progetto. Lo stile dell’architetto, quando è l’unica cifra riconoscibile, può essere un elemento incredibilmente positivo o estremamente negativo per il progetto.

“L’hotel è tra gli esercizi progettuali più complessi perché all’interno c’è tutto: residenziale, ufficio, retail, wellness”

Quanto è importantela definizione del concept nella progettazione di un albergo?


G. V. Il progetto di un hotel nasce da un’esigenza di business. Non sono tanto importanti i metri quadri nella progettazione ma il reddito che deve generare,non solo attraverso l’hospitality ma anche con i bar, i ristoranti, le aree wellness. Anzi, molto spesso il pernottamento è un elemento marginale della redditività di un hotel a fronte di un food and beverage molto più marcato. Il business che si riesce a generare spesso dipende da una buona definizone del concept. Senza una chiara visione di come deve funzionare un albergo, si rischia di fare progetti inadeguati. È sempre un errore innamorarsi di soluzioni progettuali che non siano sintonizzate con reali esigenze di posizionamento e business.

Parliamo di tendenze. Cosa vedete nel futuro dell’hotellerie?


I.R. Qualche anno fa stavamo lavorando all’Armani Hotel a Milano e, in contemporanea, avevamo iniziato a progettare il Generator a Roma. Tendenze che allora sembravano rivoluzionarie e straordinarie e oggi sono considerate dotazione standard. Come per esempio l’aspetto della socialità richiesta nelle lobby e nelle reception con progettazione di social-collaborative table. Bisogna inoltre fare una distinzione in base alla localizzazione, perché la concezione dell’albergo è anche un fatto culturale. Nel mondo occidentale c’è la richiesta di avere una continuità percettiva e visiva dell’ambiente letto e dell’ambiente bagno-cabina armadio. Si assiste quindi alla disgregazione del frazionamento degli spazi. Cosa impensabile per alberghi realizzati nel mondo arabo o in Medio Oriente dove la compartimentazione delle stanze non solo è fortemente richiesta ma è necessaria. Dipende molto dalla percezione dell’intimità.

G.V. Rispetto al mondoorientale, in Europa, e in particolare in Italia, siamo ancora molto lontanidal vivere l’hotel come spazio esperienziale, e ciò risulta particolarmente evidente nell’importanza che viene data alla stanza da bagno. Da noi spesso viene ancora intesa come accessorio funzionale, in altre culture, invece, il bagno viene studiato come una piccola Spa, con dimensioni generose, circa un terzo della superficie della camera

I.R.Addirittura nell’Armani Hotel ilrapporto superficie camera-bagno è quasi uno a uno e il bagno diventa il luogo dove stare e prendersi cura di sé. Da qui deriva il desiderio di smaterializzare i confini con la camera. Abbattere le partizioni significa anche poter usufruire della luce naturale, fonte di benessere, in ambienti di solito progettati ciechi.

“L’albergo è diventato l’archetipo delle funzioni in architettura. Ma questo modo di viverlo, in Italia, è ancora tutto da scoprire”

Grandi catene alberghiere e piccoli investitori, tecnologia, spazio pubblico e privato, ibridazione e contaminazione. Queste le altre tematiche affrontate in questa intervista doppia pubblicata su Guest. Continua a leggere a pagina 109

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