Building physics
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La Settimana per l’energia
Le grandi trasformazioni urbane che stiamo attraversando hanno visto Milano distinguersi come un’icona d’interesse internazionale al punto di evocare un nuovo Rinascimento della città. È un sentimento diffuso al quale le importanti architetture “green” realizzate hanno molto contribuito grazie al loro potere di attrazione e catalizzazione del cambiamento. Tuttavia ogni grande processo di trasformazione porta con sé effetti ambientali e sociali rilevanti che oggi impongono una sfida ancor più fondamentale: orientare la metamorfosi urbana e territoriale in atto (“green” e anche “smart”) nell’interesse di tutti i cittadini. A questo scopo la Settimana per l’energia, evento svoltosi a Milano dal 18 al 24 marzo 2019, ha voluto fornire una visione inclusiva e condivisa della sostenibilità energetica e ambientale attraverso autorevoli interventi di relatori internazionali e di alcuni tra gli attori del cambiamento italiano.
L’evento, co-organizzato da GBC Italia e MCE in the City che hanno coordinato diverse attività sul territorio milanese con differenti Partners, si è articolato in tre ambiti principali: Convegno internazionale Green Cities: the “new normal” (slogan coniato dall’European Regional Network dei Green Building Council), Circuito Studi di Progettazione Aperti,con l’obiettivo di fare cultura tra le realtà produttive del green, e Circuito Piazze Green Aperte, per sensibilizzare il cittadino alle tematiche ambientali e di sostenibilità.
Lombardini22, membro di GBC Italia, ha partecipato attivamente alla Settimana per l’energia e testimoniato il proprio impegno nell’ambito della sostenibilità in edilizia,aprendo i propri spazi a una platea di professionisti di settore nel Circuito Studi di Progettazione Aperti.
Lombardini22: un approccio olistico
È questo il concetto fondante esposto da Roberto Cereda, Director L22 Engineering & Sustainability, che ha riassunto i principi generali della progettazione sostenibile così come è praticata da Lombardini22. Un approccio in cui tutti gli attori concorrono alla crescita sociale, ambientale ed economica della comunità: gli sviluppatori creando valore sull’asset, i fondi di investimento percependo le potenzialità degli immobili, gli utilizzatori finali risparmiando nei consumi e migliorando il territorio.
Un circolo virtuoso che comprende diversi passaggi interconnessi: accurata pianificazione del sito in cui intervenire, attenta valutazione dei consumi dell’edificio, corretta gestione delle risorse idriche ed energetiche con utilizzo di fonti rinnovabili, uso di materiali riciclabili,qualità dell’ambiente interno. Gli effetti sono il risparmio generalizzato delle risorse e la riduzione delle emissioni di CO2 come primo anello di una serie di benefici a catena: incremento della performance e del plusvalore, riduzione dei rischi, maggior produttività.
L’obiettivo di L22 Engineering & Sustainability è quindi la ricerca di soluzioni di sostenibilità integrata, basate sulle più avanzate linee guida per l’alta efficienza energetica, e sviluppate con una particolare attenzione alle esigenze degli utenti finali. I quali hanno un ruolo molto importante: perché è attraverso l’uso corretto dell’edificio che questo può esprimere in pieno il suo potenziale di sostenibilità e, di conseguenza, mantenere il proprio valore.
Atmos: per ogni spazio un’atmosfera.
Il cuore dell’incontro di Lombardini22 ha però espresso un altro concetto, apparentemente impalpabile, che si può definire “sostenibilità atmosferica”. Un’idea in piena sintonia con quell’attenzione all’utente finale sopra menzionata, poiché è l’atmosfera degli ambienti in cui le persone vivono che determina il loro benessere sensibile.
Come funzionano gli edifici? Quali sono gli elementi che li fanno vivere? Sono queste le domande che hanno guidato gli interventi di Emanuele Siciliano, Andrea Cacaci e Sara Ubaldini, rispettivamente Director, Light Designer e Colour Designer di Atmos, nuovo brand di Lombardini22 specializzato nell’applicazione della fisica degli elementi per governare la percezione degli spazi attraverso l’acustica, l’aria, il lighting e il colore.
Sono stati dunque il suono, la luce e il colore a salire sul palco, e sono andati in scena in modo sorprendente e apparentemente paradossale: facendo vedere l’invisibile.
Il suono
E così si sono visti i rimbalzi e le propagazioni di eventi acustici che prendono la forma di nuvole fluttuanti registrate da una fonocamera, onde che si espandono nel territorio al passaggio di un mezzo di trasporto, particelle che saturano progressivamente un ambiente in un moto browniano.
Ogni suono ha origine da un disturbo, premette Emanuele Siciliano: governare quel disturbo nel miglior modo possibile è anch’esso compito di una progettazione sostenibile. Sempre sapendo, però, che non esiste “l’acustica perfetta”: esiste,invece, la migliore acustica per un determinato spazio e per una particolare destinazione d’uso. Una cattedrale, un ufficio, una spa, una caffetteria hanno bisogno di assorbimenti e riverberi diversi del suono, in funzione dell’uso e delle aspettative degli utenti. In questo senso sono stati illustrati e raccontati progetti specifici come la Torre Allianz a Milano o il caso, più “difficile”, del Centro Abidjan in Costa d’Avorio.
Tutti esempi che dimostrano quanto il suono sia un mondo stratificato: è energia e comunicazione, è personale e per ognuno diverso da ascoltare, è un oggetto spaziale e materiale, è un’esperienza anche tattile.
La luce invisibile
È pittorico e cinematografico l’approccio di Andrea Cacaci: attraverso i Blues Brothers di John Landis e la pittura seicentesca di Gerard Van Honthorst, Shining di Stanley Kubrick (di cui un piano sequenza è stato brillantemente letto come vero e proprio progetto illuminotecnico) e La donna della porta accanto di FrançoisTruffaut – ma anche con le immagini più “disciplinari” dei progetti per il Centro Agliana o il Fanocenter sviluppati con L22 - il pubblico è stato accompagnato in una lettura diversa della luce.
Un fenomeno che, prima ancora che fisico, è fortemente simbolico, filosofico, teologico: e anche quando letto attraverso l’evidenza“terrena” dei nostri sensi, rimane sfuggente e per nulla omogeneo. Nella percezione della luce ci sono grandi differenze, non solo tra gli esseri umani e gli animali – cani e criceti, per esempio, hanno uno spettro visibile più limitato dell’uomo, mentre gli uccelli riescono a percepire infrarossi e ultravioletti a noi preclusi – ma anche tra persona e persona, perché non tutti percepiscono la luce e il buio alla stessa maniera e con la stessa intensità.
La luce la diamo spesso per scontata, sottolinea Cacaci, e così perdiamo di vista le sue caratteristiche e le sue sfumature, dimenticando che ciò che riconosciamo come luminoso, o bianco, o solare, è una mediazione percettiva (e comparativa) del nostro cervello che dipende da molti fattori, ambientali e soggettivi: compresi i nostri vissuti corporei e le nostre attese implicite (per dirla con il linguaggio delle neuroscienze, che qui vengono in aiuto).
Il colore non esiste!
Con questa affermazione si completano gli apparenti paradossi che Atmos ha sottoposto alla platea. Come la luce cui è strutturalmente connesso, il colore è una sensazione: quella parte di radiazione elettromagnetica che i ricettori della retina sono in grado di trasformare in segnale elettrochimico, che a suavolta il cervello elabora per generare una sensazione visiva.
Questa la base fisiologica della nostra esperienza del colore, con cui apre il suo intervento Sara Ubaldini. Ma nel colore si esprimono poi universi semantici, con precise funzioni iconiche e sintattiche. Il colore è sopravvivenza (pensiamo al mimetismo di alcune specie animali), è decodifica del mondo, esprime identità: storiche, materiche, valoriali.
Il colore, se progettato oculatamente, è inclusione. Pensiamo ai deficit di percezione cromatica che possono colpire le persone: tenendone conto, si possono progettare codici cromatici che mettono chiunque nelle condizioni di riconoscerli, secondo principi di Design for All (il progetto di Physical Branding, sviluppato con FUD, per il Trieste Airport ne è un esempio). Il colore è quindi leggibilità (nei rapporti figura/sfondo) e cioè immediatezza(riconoscibilità istantanea) e ottimizzazione (dei flussi, degli spazi ecc), il che significa anche risparmio. Il colore, per quanto “non esista”, è una sensazione seria!
Building physics
Tutte queste variabili rappresentano lo spettro di elementi e i principi sensoriali che muovono la qualità degli ambienti. Il Building Physics – ovvero quell’interpretazione della materia, operata da Atmos, che accorda fisica degli elementi, ingegneria, architettura e psicologia – integra nel processo progettuale la migliore composizione delle variabili fisiche per determinare la percezione degli spazi. Un processo che attraverso una stratificazione complessa e invisibile e un uso creativo e strategico di strumenti analitici avanzati, tocca molti ambiti e origina ambienti di qualità: ne ottimizza il comfort e ne incrementa le performance,allargando le implicazioni positive anche agli aspetti economici, energetici e sociali.
Un approccio, ricordiamo, sempre “ad hoc”: perché la composizione delle variabili in gioco e la loro gestione ottimale sono attività declinate sulle situazioni specifiche, sulle destinazioni d’uso, sui singoli effetti da esaltare o limitare, non essendoci una regola universale valida per ogni spazio.
Ogni spazio vuole la sua atmosfera.
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DI OGNUNO
Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.
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