Quotidianamente la natura entra nelle nostre case attraverso artefatti che imitano e rendono omaggio, nei nomi e nelle forme, a piante, frutti, fiori, foglie, tronchi e radici. La mostra Vegetal House intende interrogarsi su come questi nomi e queste forme interferiscano sugli oggetti stessi, tanto nella fase dell'ideazione e della progettazione, quanto in quella della loro percezione e ricezione.
Quasi tutti i più importanti artisti e designer italiani e internazionali hanno creato negli anni oggetti fitomorfi e/o fitonomici: da Giacomo Balla con Flora futurista a Piero Fornasetti con Cesto di Dalie, da Guido Drocco e Franco Mello con l’appendiabiti Cactus a Ceretti, De Rossi, Rosso con il divano Pratone, da Umeda Masanori con Rose Chair ad Alessandra Baldereschi con Florigraphia, da Zanellato/Bortotto con Cespuglio a Marcantonio Raimondi Malerba con Amazzoni o fino a Sam Baron con Bouquet. Una tendenza diffusa che potrebbe rinviare a un complesso meccanismo simbolico che tende a considerare gli interni domestici sostituti o surrogati oggettuali di quel mondo vegetale che è stato inevitabilmente in molti casi espulso dalle nostre case.
Un’ulteriore urgenza del contemporaneo è il ricorso, e il ritorno, alla natura che diventa elemento costitutivo del progetto in nome della sostenibilità e dell’attenzione all’ambiente, come testimoniano progetti quali Back to nature di Sovrappensiero, Terra! di Nucleo o ancora Seed Safe di Martí Guixé e Ortobrick di Tommaso Mancini.
Attraverso una selezione di pezzi iconici e opere di nuovi progettisti la mostra rappresenta quindi un’occasione per indagare il design italiano da una prospettiva nuova e inaspettata e per tracciare nuovi possibili percorsi di lettura della storia della disciplina.