Un inchino a Milano
Data Centers of the future are here
Era un semplice palazzo di tre piani per uffici a pochi metri da Largo Crocetta a Milano vuoto da alcuni anni, in attesa di una sua riqualificazione. Progettato e realizzato originariamente negli anni ‘60, l’edificio di corso di Porta Vigentina 9 è ora rinato attraverso il progetto di Lombardini22: la ristrutturazione dell’esistente ha completamente ridefinito gli spazi interni e la facciata, regalando un nuovo dinamismo, pur mantenendo l’inquadramento strutturale dell’originale su richiesta di Savills Investment Management SGR S.p.A. per conto di Barings.
Abbiamo posto alcune domande all’ingegnere e BIM Coordinator Andrea Meneghelli, responsabile dello sviluppo e coordinamento del progetto, guidato dell’arch. Marco Amosso, partner di Lombardini22 e direttore di L22 Urban & Building.
Andrea è orgoglioso dell’intervento appena terminato, si tratta di un lavoro che per lui ha significato tanto in fatto di crescita professionale. L’autonomia che gli ha concesso Marco gli ha infatti permesso di lavorare con un grado di responsabilità per lui nuovo, e totalmente stimolante. La fiducia è stata totalmente ripagata: ora, con l’edificio concluso, Andrea si sta occupando della direzione lavori del fit-out degli interni curati da DEGW. Non solo, l’edificio, prima ancora di essere concluso, ha vinto un premio internazionale dedicato all’innovazione. Ma andiamo avanti un passo alla volta.
Andrea, in cosa è consistito il progetto?
Il progetto di riqualificazione dell’esistente ha ridefinito i volumi interni e ha rinnovato i caratteri dell’involucro in chiave contemporanea e sostenibile migliorando le caratteristiche energetiche, anche attraverso la diminuzione dell’incidenza diretta del sole sui serramenti vetrati. Abbiamo quindi creato una nuova tridimensionalità̀ della facciata, che dona una dinamicità̀ tutta nuova all’edificio. Il prospetto principale su corso di Porta Vigentina in ceppo pietra-ingegnerizzata, metallo bronzato e vetro è caratterizzato da una serie di moduli ruotati rispetto il piano della facciata, che si moltiplica per tutta la lunghezza del prospetto.
Raccontaci della sfida di progettare in un centro storico denso come quello di Milano.
L’integrazione e un rapporto equilibrato con il contesto ci hanno stimolato nella progettazione. In particolare, l’edificio è prospiciente alla chiesa di Santa Maria al Paradiso. Avere un vicino così importante ci ha dato lo spunto per immaginare una facciata non piatta, orientata verso la chiesa. La rotazione verso nord dei serramenti della facciata principale pone quindi l’accento sulla vista in direzione della chiesa, verso il centro della città, in una sorta di ‘inchino’ simbolico.
Il modulo di facciata è composto in due superfici: una vetrata ruotata nel verso della chiesa, che tende in questo modo a proteggersi naturalmente dal sole diretto, e una opaca, costituita da un pannello coibentato in alluminio ossidato con finitura spazzolata color bronzo.
Abbiamo così cercato di valorizzare le peculiarità del contesto urbano in una opportunità progettuale realizzando il cannocchiale visivo verso la chiesa che ora rappresenta la cifra del progetto.
Abbiamo vinto il concorso internazionale di Autodesk, l’AEC Excellence Awards 2020 nella categoria Building Design (per la progettazione di edifici sotto i 20 milioni di dollari), anche per questo. La giuria ha premiato il nostro progetto sottolineando la complessità̀ di riqualificare un edificio esistente in un’area urbana densamente popolata, come è il centro di Milano: “Le strade di Milano, dense e storiche, affascinano i visitatori, e stimolano l’intesse degli sviluppatori e le idee dei progettisti nel rispetto delle linee guida di conservazione definite dalla Soprintendenza per la tutela dei beni culturali”.
Finora abbiamo parlato della facciata. Raccontaci ora degli spazi interni.
La facciata dell’edificio, con le tradizionali fotometrie, limitava il rapporto visivo tra interno ed esterno. Il nostro obiettivo è stato quello di rinnovare la relazione visiva dall’interno verso esterno al piano terra. Per esempio, il piano seminterrato crea una nuova permeabilità visiva abbassando la hall (e il giardino retrostante). In continuità con altri progetti milanesi, la hall rappresenta un esempio virtuoso di come rivitalizzare un edificio esistente, dandogli una nuova attrattività e apertura. La connessione tra il piano strada e il secondo interrato è ora uno spazio polifunzionale a tripla altezza di forte impatto spaziale il cui collegamento tra due livelli, diventa una sorta di auditorium e zona di incontro. Lo spazio uffici dei piani superiori ha una configurazione open-space, che ha accolto in maniera dinamica il progetto di fit-out di DEGW con le esigenze della società che ha scelto l’edificio come propria sede.
L22 Urban & Building e DEGW, ma non solo, vero?
Sì! Sono state coinvolte molte competenze dello studio Lombardini22: il BIM team, gli aspetti amministrativi, la sicurezza, i computi, la sostenibilità (il progetto prevede il raggiungimento della certificazione LEED v.4 Core&Shell Platinum), l’acustica con Atmos. Sono stati inoltre riconfigurati gli impianti meccanici ed elettrici con L22 Engineering & Sustainability. L’intervento ha riguardato anche la parte strutturale dell’edificio, che è stata seguita in collaborazione con lo studio dell’ing. Toniolo. La multidisciplinarità di Lombardini22 si è dimostrata efficace ed efficiente. Anche il Cliente ha apprezzato la possibilità di avere un unico interlocutore qualificato in tutti gli aspetti della progettazione.
A proposito, qual è il rapporto che si crea tra progettista e Cliente nel corso di un lavoro come questo?
Il bello di questo progetto è stato appunto che abbiamo coinvolto tutte le discipline in tutte le fasi di progetto e di cantiere fino alla consegna. Il Cliente è sempre stato attento e partecipe delle dinamiche del lavoro che ha incluso anche il dialogo con la Soprintendenza dei Beni Culturali.
Un progetto intenso e collaborativo, in tempi strettissimi.
La vittoria dell’AEC Excellence Awards 2020 celebra la capacità di ridefinire le procedure di progettazione e costruzione tramite l’uso della tecnologia.
Per il progetto Vigentina 9, il processo di progettazione BIM è stato strutturato per essere adattabile a diversi scenari e fasi progettuali, fornendo tutta la documentazione necessaria per l’acquisizione di permessi e autorizzazioni. La squadra di progetto insieme al BIM team, gruppo trasversale dedicato all’implementazione della metodologia BIM nei diversi brand di Lombardini22, ha sviluppato un flusso di progettazione BIM in grado di rispondere in maniere coordinata e dinamica alle modifiche emerse in fase progettuale e richieste dal cliente. Vigentina9 è un progetto di grande complessità, che ha beneficiato dell’integrazione delle diverse discipline con metodologia BIM, questo è stato uno dei valori aggiunti riconosciuti dal Cliente.
Mi piace usare l’espressione ‘digital twin’: la virtualizzazione del progetto ci ha consentito di seguire tutte fasi in modo coordinato per verificare e coordinare al meglio tutte le attività̀.
Il progetto è sempre una gemmazione di elementi, una frammentazione di competenze. Nella progettazione digitale tutti i professionisti coinvolti hanno l’opportunità di lavorare in un ambiente collaborativo con informazioni coerenti. Il progetto di riqualificazione ha potuto contare su un team multidisciplinare che, grazie al processo BIM, ha potuto verificare e coordinare le attività per il raggiungimento della certificazione LEED Platinum, svolte in sinergia con L22 Engineering & Sustainability.
Il cantiere rappresenta la parte analogica del progetto, sei d’accordo?
Sì, il vero valore aggiunto di un progetto e in particolare di un cantiere è poter far parte di un team affiatato. In questo caso siamo stati felici di dare il nostro contributo in un team speciale, molto collaborativo in cui tutti siamo stati in sintonia e concentrati sugli stessi obiettivi. Partendo da un progetto collaborativo digitale abbiamo potuto verificare quanto progettato in maniera analogica nella realizzazione del progetto durante il cantiere.
Ritengo che la componente umana sia la chiave del successo di un progetto. Sentire l’impresa orgogliosa del lavoro svolto, ascoltare i commenti positivi di passanti e vicini: tutto dà un grande valore al lavoro svolto per un progetto. Anche la signora che abita di fronte ci ha fatto i complimenti. Questa è stata una delle soddisfazioni più grandi.
DI OGNUNO
Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.
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