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L'occasione da cogliere

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Sperimentare nuove forme abitative
21/4/2020
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La casa, innanzitutto?

Che è poi l’abitazione, in questi giorni, il vero centro d’interesse. Nulla come l’imperversare del coronavirus ci ha messo di fronte all’abitare domestico come tema da ripensare anche radicalmente. Abbiamo nelle nostre abitazioni un ambiente e gli strumenti adeguati per un lavoro in remoto prolungato?

Di fronte all’emergenza, la prima e legittima domanda non poteva essere che questa. Ma dobbiamo anche chiederci: possiamo sfruttare l’occasione per superare la “casabanale-benestante”? Quella che da decenni si replica senza ricerca tipologica in una sequenza fissa ingresso-soggiorno-angolo cottura-disimpegno-zona notte, ripetendo i risultati dell’existenzminimum (zona giorno e zona notte, appunto, con spazi comuni e distribuzione a zero) semplicemente variandoli nelle dimensioni e finiture a seconda del budget a disposizione? Non sono queste le case in cui la maggior parte dei remote-worker si sta prodigando in queste settimane nella propria continuità lavorativa?

Se è vero che la specializzazione della casa alla sola funzione residenziale è oggi un’obsoleta limitazione, è urgente un nuovo e diverso modello: nuove ibridazioni, nuove contaminazioni. Senza schemi dati per sicuri.

Senza dimenticarci, per esempio, di quando Giancarlo De Carlo, osservando la vita in una residenza da lui progettata secondo tutti i dettami “moderni” per dare qualità ambientale e privacy ad ogni alloggio, seguendo un cardine sicuro e razionale (soggiorni, camere e logge aperte verso il sole e il verde, servizi e stretti ballatoi a nord verso la strada, sgradevoli alla sosta), scopre di aver sbagliato tutto. Gli abitanti rovesciarono, letteralmente, l’uso degli spazi, e stavano sui ballatoi con sedie a sdraio e gincane di biciclette, attori e spettatori del teatro di loro stessi.

Perché: “Conta l’orientamento e conta il verde e la luce per potersi isolare, ma più di tutto conta vedersi,parlare, stare insieme. Più di tutto conta comunicare”.

Oggi ci stiamo allenando a un’altra prossemica, fisica e virtuale a un tempo… Dovremo imparare a coniugare in modo nuovo prossimità e distanza, comunicazione e mediazione, spontaneità e formalizzazione? Questo può aprire nuovi scenari alla progettazione, ai modelli d’uso e gestione degli spazi, all’invenzione di nuove tipologie. Un’occasione da cogliere. E i tempi sono eccellenti perché la crisi, sulla carta, è sempre un fattore di accelerazione di processi innovativi e sperimentali.

“… Oggi funzioniamo bene con le persone in azienda in contemporanea, in grado di scambiarsi informazioni al volo. Dovremo imparare a lavorare altrettanto bene con persone da remoto, in fasce orarie diverse dal normale, in spazi diversi dal normale…Speriamo che questa flessibilità possa essere uno spunto innovativo che porteremo con noi anche in futuro” (Franco Guidi, Lombardini22).

Scarica il Position Paper in formato PDF

 

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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L'occasione da cogliere

La casa, innanzitutto?

Che è poi l’abitazione, in questi giorni, il vero centro d’interesse. Nulla come l’imperversare del coronavirus ci ha messo di fronte all’abitare domestico come tema da ripensare anche radicalmente. Abbiamo nelle nostre abitazioni un ambiente e gli strumenti adeguati per un lavoro in remoto prolungato?

Di fronte all’emergenza, la prima e legittima domanda non poteva essere che questa. Ma dobbiamo anche chiederci: possiamo sfruttare l’occasione per superare la “casabanale-benestante”? Quella che da decenni si replica senza ricerca tipologica in una sequenza fissa ingresso-soggiorno-angolo cottura-disimpegno-zona notte, ripetendo i risultati dell’existenzminimum (zona giorno e zona notte, appunto, con spazi comuni e distribuzione a zero) semplicemente variandoli nelle dimensioni e finiture a seconda del budget a disposizione? Non sono queste le case in cui la maggior parte dei remote-worker si sta prodigando in queste settimane nella propria continuità lavorativa?

Se è vero che la specializzazione della casa alla sola funzione residenziale è oggi un’obsoleta limitazione, è urgente un nuovo e diverso modello: nuove ibridazioni, nuove contaminazioni. Senza schemi dati per sicuri.

Senza dimenticarci, per esempio, di quando Giancarlo De Carlo, osservando la vita in una residenza da lui progettata secondo tutti i dettami “moderni” per dare qualità ambientale e privacy ad ogni alloggio, seguendo un cardine sicuro e razionale (soggiorni, camere e logge aperte verso il sole e il verde, servizi e stretti ballatoi a nord verso la strada, sgradevoli alla sosta), scopre di aver sbagliato tutto. Gli abitanti rovesciarono, letteralmente, l’uso degli spazi, e stavano sui ballatoi con sedie a sdraio e gincane di biciclette, attori e spettatori del teatro di loro stessi.

Perché: “Conta l’orientamento e conta il verde e la luce per potersi isolare, ma più di tutto conta vedersi,parlare, stare insieme. Più di tutto conta comunicare”.

Oggi ci stiamo allenando a un’altra prossemica, fisica e virtuale a un tempo… Dovremo imparare a coniugare in modo nuovo prossimità e distanza, comunicazione e mediazione, spontaneità e formalizzazione? Questo può aprire nuovi scenari alla progettazione, ai modelli d’uso e gestione degli spazi, all’invenzione di nuove tipologie. Un’occasione da cogliere. E i tempi sono eccellenti perché la crisi, sulla carta, è sempre un fattore di accelerazione di processi innovativi e sperimentali.

“… Oggi funzioniamo bene con le persone in azienda in contemporanea, in grado di scambiarsi informazioni al volo. Dovremo imparare a lavorare altrettanto bene con persone da remoto, in fasce orarie diverse dal normale, in spazi diversi dal normale…Speriamo che questa flessibilità possa essere uno spunto innovativo che porteremo con noi anche in futuro” (Franco Guidi, Lombardini22).

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