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Il corpo specchio e l’architettura

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L'intervento di Davide Ruzzon al Faculty Day 2018
11/12/2018
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Davide Ruzzon, Direttore scientifico di TUNED, un'iniziativa di Lombardini22 che promuove l'applicazione delle neuroscienze nella progettazione architettonica, è stato ospite presso la ENI Corporate University in occasione del Faculty Day 2018. Focus dell'intervento è stata la componente evolutiva e le reazioni fisiologiche proprie del rapporto umano con l'ambiente architettonico.

Nello sviluppo delle nostre attività quotidiane, come l’attività di apprendere per l’appunto, l’ambiente può essere un importante supporto. Il nostro comportamento è influenzato da tre fattori: la nostra memoria, le persone intorno a noi e dall’ambiente che avvolge i nostri corpi. Un eccesso di surfing digitale, che facciamo sempre di più a scapito dell’immersione profonda, riduce la nostra capacità immaginativa.

L’architettura mantiene la potenzialità di invitarci all’uso della nostra memoria in chiave immaginativa.

Quando entriamo in contatto con un ambiente riusciamo in pochi millisecondi a sviluppare una sensazione. Entrati in contatto, il nostro sistema sensoriale rileva subito l’atmosfera prodotta da quell’ambiente, raccoglie i segnali su tutti i canali e li integra. La percezione dello spazio produce un cambiamento nel nostro corpo: per questa ragione il nostro cervello, che con il corpo è un unico organismo, lo rileva.

L’atmosfera è l’intreccio di tanti fili diversi, che caratterizzano un luogo. Questo intreccio di fili è stato studiato a lungo, filo per filo, livello per livello.

Ad esempio, sappiamo bene quanto sia importante l’uso della luce naturale, la presenza di una dimensione dinamica dello spazio, un sistema di orientamento chiaro, la presenza esterna ed interna di elementi vegetali, un’equilibrata complessità del nostro intorno. Sono state condotte delle ricerche su come il colore agisca sulla nostra fisiologia e sull’importanza di un uso consapevole dei materiali. La geometria - curva o angolare - produce diverse reazioni, mentre la topologia, il suono e gli odori completano l’orchestra. Su questi fili distinti dell’intreccio sensoriale si sono svolti studi, da ormai alcuni decenni, ma esistono degli schemi coerenti da seguire per intrecciare questi fili in modo che le atmosfere che ne derivano entrino in sintonia con le nostre attività ed esperienze? Oggi sappiamo che la risposta è si.

Questo è possibile prima di tutto perché il nostro rapporto con il luogo che ci avvolge non è unidirezionale. Non siamo una carta assorbente di segnali che arrivano da fuori. Anzi, quella sensazione - che percepiamo all’incontro con un’ambiente - deriva dal fatto che per ogni attività ed esperienza entriamo in un luogo con un desiderio, con un’attesa e con un’emozione di fondo che custodiamo. Non entriamo mai spogli, in altre parole [...].

Guarda il video per ascoltare l'intero intervento.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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December 11, 2018
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December 11, 2018

Il corpo specchio e l’architettura

Davide Ruzzon, Direttore scientifico di TUNED, un'iniziativa di Lombardini22 che promuove l'applicazione delle neuroscienze nella progettazione architettonica, è stato ospite presso la ENI Corporate University in occasione del Faculty Day 2018. Focus dell'intervento è stata la componente evolutiva e le reazioni fisiologiche proprie del rapporto umano con l'ambiente architettonico.

Nello sviluppo delle nostre attività quotidiane, come l’attività di apprendere per l’appunto, l’ambiente può essere un importante supporto. Il nostro comportamento è influenzato da tre fattori: la nostra memoria, le persone intorno a noi e dall’ambiente che avvolge i nostri corpi. Un eccesso di surfing digitale, che facciamo sempre di più a scapito dell’immersione profonda, riduce la nostra capacità immaginativa.

L’architettura mantiene la potenzialità di invitarci all’uso della nostra memoria in chiave immaginativa.

Quando entriamo in contatto con un ambiente riusciamo in pochi millisecondi a sviluppare una sensazione. Entrati in contatto, il nostro sistema sensoriale rileva subito l’atmosfera prodotta da quell’ambiente, raccoglie i segnali su tutti i canali e li integra. La percezione dello spazio produce un cambiamento nel nostro corpo: per questa ragione il nostro cervello, che con il corpo è un unico organismo, lo rileva.

L’atmosfera è l’intreccio di tanti fili diversi, che caratterizzano un luogo. Questo intreccio di fili è stato studiato a lungo, filo per filo, livello per livello.

Ad esempio, sappiamo bene quanto sia importante l’uso della luce naturale, la presenza di una dimensione dinamica dello spazio, un sistema di orientamento chiaro, la presenza esterna ed interna di elementi vegetali, un’equilibrata complessità del nostro intorno. Sono state condotte delle ricerche su come il colore agisca sulla nostra fisiologia e sull’importanza di un uso consapevole dei materiali. La geometria - curva o angolare - produce diverse reazioni, mentre la topologia, il suono e gli odori completano l’orchestra. Su questi fili distinti dell’intreccio sensoriale si sono svolti studi, da ormai alcuni decenni, ma esistono degli schemi coerenti da seguire per intrecciare questi fili in modo che le atmosfere che ne derivano entrino in sintonia con le nostre attività ed esperienze? Oggi sappiamo che la risposta è si.

Questo è possibile prima di tutto perché il nostro rapporto con il luogo che ci avvolge non è unidirezionale. Non siamo una carta assorbente di segnali che arrivano da fuori. Anzi, quella sensazione - che percepiamo all’incontro con un’ambiente - deriva dal fatto che per ogni attività ed esperienza entriamo in un luogo con un desiderio, con un’attesa e con un’emozione di fondo che custodiamo. Non entriamo mai spogli, in altre parole [...].

Guarda il video per ascoltare l'intero intervento.

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