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FORESIGHT 2020

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Tempi di reazione
4/9/2020
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Il progetto culturale di Lombardini22

Fin dalla sua fondazione, nel 2007, Lombardini22 ha sviluppato progetti culturali d’alto profilo, basati su conversazioni ed eventi interdisciplinari, per portare linfa all’interno delle comunità e condividere saperi complessi con il territorio e i suoi attori pubblici e privati.

Negli anni sono stati affrontati temi “caldi” come la rigenerazione urbana (Mesopotamia milanese), la paura (Fantasmi Urbani), il Mediterraneo (Mare Bianco), l’azione condivisa (Bridge the Gap), le nuove generazioni (RE Generation), le neuroscienze (Empatia degli spazi, tema che ha mantenuto continuità e dato vita un tool applicativo e di ricerca sul rapporto tra neuroscienze e progetto architettonico). Un lungo percorso che ha via via aggiunto layer di conoscenza e relazioni ai diversi ecosistemi coinvolti, arricchiti dei contributi di ognuno in un circolo virtuoso e condiviso.

Cos’è FORESIGHT

Nel 2019 Lombardini22 ha inaugurato un nuovo format, FORESIGHT, una piattaforma di scambio continuo, in progress, tra attori di discipline diverse sul futuro della città e del nostro ambiente costruito. L’ambizione è quella di dare forma, attraverso l’incrocio di punti di vista diversi, a possibili mappe di riferimento per interpretare la complessità del presente e sostenere le sfide che ci attendono con una progettualità puntuale e lungimirante insieme: ovvero, immaginare visioni a lungo termine e allo stesso tempo rispondere alle urgenze attuali, bilanciando responsabilità economiche, sociali e ambientali.

La prima edizione ha dato un importante contributo alla comprensione del nostro habitat artificiale di domani, grazie a presenze davvero rilevanti (che abbiamo chiamato Master): dal sociologo ed economista Mauro Magatti al neurobiologo Stefano Mancuso, dal giornalista Maurizio Crippa al pensatore strategico Chris Kane, dalla critica d’arte ed esperta di cultura digitale Maria Grazia Mattei all’economista Marco Marcatili, oltre ad alcuni esponenti di spicco del mondo del Real Estate. Svoltasi a Milano negli spazi del 47° piano della Torre Allianz di CityLife, FORESIGHT ha voluto “guardare dall’alto per vedere lontano”.

FORESIGHT 2020: un nuovo framework

Quest’anno rinnoviamo l’appuntamento con l’edizione FORESIGHT 2020 e ci proponiamo di vedere ancora più lontano, ma in modo diverso. Nel 2019 abbiamo guardato al futuro partendo da Milano e da ciò che di innovativo ha saputo esprimere. Per il 2020 vorremmo cogliere scintille ed energie di altri contesti e comporre un arcipelago più ampio, italiano e non solo, e soprattutto meno lineare.

Perché allargare lo sguardo?

Il quadro originario in cui nasce la scommessa di FORESIGHT è quello della cosiddetta âge d’or di Milano: una città che ha vissuto negli ultimi anni un tempo fortunato, polo attrattivo di investimenti internazionali, laboratorio di crescita e di innovazione sociale e culturale. Un momento apicale che, tuttavia, non trovava altrettanto riscontro nel resto del Paese: Milano attrae ma non restituisce quasi più nulla di quello che attrae, diceva il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano pochi mesi fa. Una critica (poi attenuata) che oggi sembra appartenere a un’epoca lontana.

Il fenomeno Covid-19 ha rimescolato tutto in modo improvviso e radicale, compresa quella geografia economica e sociale.

Ha smentito e fatto invecchiare di colpo molte cose (e ne ha accelerate altrettante), ma soprattutto ci ha fatto sperimentare che centro e periferia non sono categorie territoriali ma polarità all'interno di reti di relazioni e connessioni in cui i “buchi” possono essere ovunque, e altrettanto possono esserlo i “nodi”: lo sapevamo già, il bello è che lo abbiamo vissuto, come si suol dire, sulla nostra pelle!

Tempi di reazione

La pandemia non fa decadere i presupposti di FORESIGHT 2020, ma impone un atteggiamento diverso. Se prima potevamo contare su una certa continuità di azione, oggi dobbiamo affidarci alla capacità di reazione.

E poiché siamo in un momento storico unico dove il tempo non è lineare – dove non valgono i classici parametri “passato, presente, futuro”, ma nemmeno funzionano tanto bene le fasi contingenti su cui da mesi riponiamo attese e adattiamo programmi (pre-covid, post-covid, fase 1, 2, 3…) – servono altri criteri, nuove coordinate temporali: così abbiamo pensato al tempo di reazione. Anzi: ai tempi di reazione, plurali, perché ognuno (ogni settore, regione, cultura) ha il proprio.

Allargare l’orbita dello sguardo, quindi, per mettersi in ascolto di diverse realtà, emergenti o consolidate, istituzionali o “dal basso”, centrali o “periferiche”, per riconoscere nei diversi tempi di reazione le buone pratiche, le eccellenze, gli spunti di innovazione ovunque essi siano, è oggi ancora più urgente e necessario: la sfida è unirli in nuove relazioni e mappe di senso, che conduciamo in un quadro di incertezza più estrema.

FORESIGHT 2020 non cambia dunque sostanza. Però cambia forma: poiché quest’anno la cultura e le relazioni si coltivano in digitale, FORESIGHT 2020 diventa Digital Summit.

Parleremo quindi di futuro negli ambienti virtuali che oggi la tecnologia ci mette a disposizione, dialogando da remoto e valorizzando i limiti e i vantaggi di questa nuova situazione, unendo i punti di una rete che, proprio perché digitale, possa davvero andare oltre ogni centro o periferia: per far emergere un disegno possibile, dalla forma anche inattesa ma utile (ne siamo convinti) a immaginare, per chi investe e per chi progetta, un futuro più coeso e inclusivo.

In quale scenario ci muoviamo?

La grande incertezza

L’ emergenza ha investito i nostri fondamentali: salute, istruzione, lavoro, informazione, libertà di movimento. Ha messo a nudo l’importanza cruciale del settore pubblico, ha esasperato molte criticità di un modello di sviluppo che da decenni diamo per scontato, ha risollevato questioni universali attraverso un’incredibile accelerazione dei processi: ha radicalizzato, in definitiva, quella “tempesta perfetta” di incertezza, volatilità e ambiguità che ci ricordava Chris Kane (Six Ideas) nella scorsa edizione di FORESIGHT.

Una tempesta nella quale siamo costretti a navigare per lo più senza mappe. E ancora una volta, di fronte a un fenomeno così dirompente, sono le mappe al centro delle nostre domande: abbiamo bisogno di mappe che ci sappiano orientare ma sapendo, poiché lo sperimentiamo quasi ogni giorno, che persino la mappa apparentemente più accurata può diventare obsoleta in un istante.

Che fare?

Come immaginare nuove coordinate?

Nel libro Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso (Adelphi) è citato Fritz Saxl che, immerso nella biblioteca di Aby Warburg di cui fu assistente, scrive:

“Warburg non si stancava mai di spostare i libri e poi rispostarli di nuovo. Ogni passo avanti nel suo sistema di pensiero, ogni nuova idea sulla interrelazione dei fatti, lo induceva a raggruppare in altro modo i libri che vi erano coinvolti”. Calasso commenta: “L’ordinamento di una biblioteca non troverà mai – anzi non dovrebbe trovare mai – una soluzione”.

Oggi potremmo aver bisogno di nuovi sistemi di coordinate che non siano più mappe, cioè rappresentazioni statiche e semplificate di un territorio, ma biblioteche, cioè reti di relazioni senza ordine risolutivo e in costante mutazione. Si tratta dunque di elaborare mappe relazionali dinamiche che ci diano un orizzonte a lungo termine e, allo stesso tempo, immagini istantanee per guidarci nelle azioni immediate.

“Andrà tutto bene”?

L’economia mondiale ha vissuto 14 recessioni dal 1870: quella dovuta al Covid-19, secondo le previsioni del World Economic Forum, sarà la più profonda dalla Seconda guerra mondiale. Ci apprestiamo a subire una recessione del 6,2% a livello globale (in Italia molto maggiore), più che doppia rispetto alla crisi finanziaria del 2008 (2,9%). Dopo quest’ultima poco o nulla è cambiato, quindi la storia recente ci dice che no, probabilmente non andrà tutto bene.

Dopo il Covid-19 cambierà qualcosa? E cosa dobbiamo mantenere?

È questa la domanda capitale che poniamo con FORESIGHT 2020: Cosa mantenere di utile del presente (dove abbiamo agito bene)? Cosa cambiare per il futuro (quali errori non dovremmo ripetere)? Come affrontare i temi urbanistici e sociali intercettando un sentire diffuso, restituendo alle persone la centralità delle politiche urbane (diritto alla città)? Come sostenere l’economia della precarietà, la difficoltà delle previsioni finanziarie, immaginando un modo diverso di procedere (più equo, sostenibile, lungimirante)?

Fondamentali

Proprio a causa di questa estrema incertezza, Franco Guidi, AD di Lombardini22, citando la poetessa Mariangela Gualtieri – “Ciò che non muta io canto” – ci invita a ripartire da ciò che non cambia (che non dovrebbe), ovvero da alcuni fondamentali: impegno, pazienza, ascolto degli altri, piacere di fare le cose bene e di dare il proprio contributo all’interno di un gruppo, condividere con persone diverse un obiettivo comune.

In sintesi: ripartire dalla forza delle relazioni umane.

Come emerso in una recente conversazione con Marco Marcatili di Nomisma, durante la pandemia sono in corso di incubazione altri due ‘virus’ da monitorare per sostenere un cambiamento collettivo:

“Il primo è il ‘virus di umanità’ che, anche in questa difficile fase, sta attaccando lentamente alcuni approcci turbo capitalistici e una serie di ‘fratture’ non più sostenibili: tra l’economia e il sociale, tra l’umano e l’ambiente, tra la produzione e la finanza, tra la competizione e la collaborazione. Non sappiamo ancora bene in che cosa consisterà la prossima crescita economica, ma sappiamo che una crescita senza umanità non è sviluppo”.

Un virus di cui, sul versante della digitalizzazione, si è accorto anche Richard Sennett, sostenendo che la pandemia potrebbe umanizzare l’uso della tecnologia nelle città, superando i modelli di ‘città intelligente’ di una generazione fa che, sostanzialmente, riguardavano la regolamentazione e il controllo, e facendo emergere buoni programmi e protocolli che creano comunità.

“Il secondo è il ‘virus della sostenibilità’. L’aumento di ricchezza e di benessere passerà da scelte in grado di aumentare l’economia, l’umano, il sociale e l’ambiente contemporaneamente”.

Nell'eterogeneità dei contenuti e dei protagonisti invitati, FORESIGHT 2020 accoglie in pieno il tema della relazione costruttiva, della composizione di voci diverse orientate a un obiettivo comune. Oggi l’eredità del Covid-19 ha focalizzato il dibattito sulla salute, l’igiene, la sicurezza e il rapporto con la natura. Ma quando mai non avrebbe dovuto essere così? La pandemia è stata un acceleratore di processi e consapevolezze già in atto. Si tratta sempre più di immaginare e realizzare un ambiente costruito che sia adatto al benessere di chi lo abita: biologico, psicologico e sociale. Quindi contaminato, possibilmente, dai due virus di “umanità e sostenibilità”.

Per maggiori informazioni scrivi a info@foresightmilano.it

Con noi in questo progetto

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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September 4, 2020
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Il progetto culturale di Lombardini22

Fin dalla sua fondazione, nel 2007, Lombardini22 ha sviluppato progetti culturali d’alto profilo, basati su conversazioni ed eventi interdisciplinari, per portare linfa all’interno delle comunità e condividere saperi complessi con il territorio e i suoi attori pubblici e privati.

Negli anni sono stati affrontati temi “caldi” come la rigenerazione urbana (Mesopotamia milanese), la paura (Fantasmi Urbani), il Mediterraneo (Mare Bianco), l’azione condivisa (Bridge the Gap), le nuove generazioni (RE Generation), le neuroscienze (Empatia degli spazi, tema che ha mantenuto continuità e dato vita un tool applicativo e di ricerca sul rapporto tra neuroscienze e progetto architettonico). Un lungo percorso che ha via via aggiunto layer di conoscenza e relazioni ai diversi ecosistemi coinvolti, arricchiti dei contributi di ognuno in un circolo virtuoso e condiviso.

Cos’è FORESIGHT

Nel 2019 Lombardini22 ha inaugurato un nuovo format, FORESIGHT, una piattaforma di scambio continuo, in progress, tra attori di discipline diverse sul futuro della città e del nostro ambiente costruito. L’ambizione è quella di dare forma, attraverso l’incrocio di punti di vista diversi, a possibili mappe di riferimento per interpretare la complessità del presente e sostenere le sfide che ci attendono con una progettualità puntuale e lungimirante insieme: ovvero, immaginare visioni a lungo termine e allo stesso tempo rispondere alle urgenze attuali, bilanciando responsabilità economiche, sociali e ambientali.

La prima edizione ha dato un importante contributo alla comprensione del nostro habitat artificiale di domani, grazie a presenze davvero rilevanti (che abbiamo chiamato Master): dal sociologo ed economista Mauro Magatti al neurobiologo Stefano Mancuso, dal giornalista Maurizio Crippa al pensatore strategico Chris Kane, dalla critica d’arte ed esperta di cultura digitale Maria Grazia Mattei all’economista Marco Marcatili, oltre ad alcuni esponenti di spicco del mondo del Real Estate. Svoltasi a Milano negli spazi del 47° piano della Torre Allianz di CityLife, FORESIGHT ha voluto “guardare dall’alto per vedere lontano”.

FORESIGHT 2020: un nuovo framework

Quest’anno rinnoviamo l’appuntamento con l’edizione FORESIGHT 2020 e ci proponiamo di vedere ancora più lontano, ma in modo diverso. Nel 2019 abbiamo guardato al futuro partendo da Milano e da ciò che di innovativo ha saputo esprimere. Per il 2020 vorremmo cogliere scintille ed energie di altri contesti e comporre un arcipelago più ampio, italiano e non solo, e soprattutto meno lineare.

Perché allargare lo sguardo?

Il quadro originario in cui nasce la scommessa di FORESIGHT è quello della cosiddetta âge d’or di Milano: una città che ha vissuto negli ultimi anni un tempo fortunato, polo attrattivo di investimenti internazionali, laboratorio di crescita e di innovazione sociale e culturale. Un momento apicale che, tuttavia, non trovava altrettanto riscontro nel resto del Paese: Milano attrae ma non restituisce quasi più nulla di quello che attrae, diceva il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano pochi mesi fa. Una critica (poi attenuata) che oggi sembra appartenere a un’epoca lontana.

Il fenomeno Covid-19 ha rimescolato tutto in modo improvviso e radicale, compresa quella geografia economica e sociale.

Ha smentito e fatto invecchiare di colpo molte cose (e ne ha accelerate altrettante), ma soprattutto ci ha fatto sperimentare che centro e periferia non sono categorie territoriali ma polarità all'interno di reti di relazioni e connessioni in cui i “buchi” possono essere ovunque, e altrettanto possono esserlo i “nodi”: lo sapevamo già, il bello è che lo abbiamo vissuto, come si suol dire, sulla nostra pelle!

Tempi di reazione

La pandemia non fa decadere i presupposti di FORESIGHT 2020, ma impone un atteggiamento diverso. Se prima potevamo contare su una certa continuità di azione, oggi dobbiamo affidarci alla capacità di reazione.

E poiché siamo in un momento storico unico dove il tempo non è lineare – dove non valgono i classici parametri “passato, presente, futuro”, ma nemmeno funzionano tanto bene le fasi contingenti su cui da mesi riponiamo attese e adattiamo programmi (pre-covid, post-covid, fase 1, 2, 3…) – servono altri criteri, nuove coordinate temporali: così abbiamo pensato al tempo di reazione. Anzi: ai tempi di reazione, plurali, perché ognuno (ogni settore, regione, cultura) ha il proprio.

Allargare l’orbita dello sguardo, quindi, per mettersi in ascolto di diverse realtà, emergenti o consolidate, istituzionali o “dal basso”, centrali o “periferiche”, per riconoscere nei diversi tempi di reazione le buone pratiche, le eccellenze, gli spunti di innovazione ovunque essi siano, è oggi ancora più urgente e necessario: la sfida è unirli in nuove relazioni e mappe di senso, che conduciamo in un quadro di incertezza più estrema.

FORESIGHT 2020 non cambia dunque sostanza. Però cambia forma: poiché quest’anno la cultura e le relazioni si coltivano in digitale, FORESIGHT 2020 diventa Digital Summit.

Parleremo quindi di futuro negli ambienti virtuali che oggi la tecnologia ci mette a disposizione, dialogando da remoto e valorizzando i limiti e i vantaggi di questa nuova situazione, unendo i punti di una rete che, proprio perché digitale, possa davvero andare oltre ogni centro o periferia: per far emergere un disegno possibile, dalla forma anche inattesa ma utile (ne siamo convinti) a immaginare, per chi investe e per chi progetta, un futuro più coeso e inclusivo.

In quale scenario ci muoviamo?

La grande incertezza

L’ emergenza ha investito i nostri fondamentali: salute, istruzione, lavoro, informazione, libertà di movimento. Ha messo a nudo l’importanza cruciale del settore pubblico, ha esasperato molte criticità di un modello di sviluppo che da decenni diamo per scontato, ha risollevato questioni universali attraverso un’incredibile accelerazione dei processi: ha radicalizzato, in definitiva, quella “tempesta perfetta” di incertezza, volatilità e ambiguità che ci ricordava Chris Kane (Six Ideas) nella scorsa edizione di FORESIGHT.

Una tempesta nella quale siamo costretti a navigare per lo più senza mappe. E ancora una volta, di fronte a un fenomeno così dirompente, sono le mappe al centro delle nostre domande: abbiamo bisogno di mappe che ci sappiano orientare ma sapendo, poiché lo sperimentiamo quasi ogni giorno, che persino la mappa apparentemente più accurata può diventare obsoleta in un istante.

Che fare?

Come immaginare nuove coordinate?

Nel libro Come ordinare una biblioteca di Roberto Calasso (Adelphi) è citato Fritz Saxl che, immerso nella biblioteca di Aby Warburg di cui fu assistente, scrive:

“Warburg non si stancava mai di spostare i libri e poi rispostarli di nuovo. Ogni passo avanti nel suo sistema di pensiero, ogni nuova idea sulla interrelazione dei fatti, lo induceva a raggruppare in altro modo i libri che vi erano coinvolti”. Calasso commenta: “L’ordinamento di una biblioteca non troverà mai – anzi non dovrebbe trovare mai – una soluzione”.

Oggi potremmo aver bisogno di nuovi sistemi di coordinate che non siano più mappe, cioè rappresentazioni statiche e semplificate di un territorio, ma biblioteche, cioè reti di relazioni senza ordine risolutivo e in costante mutazione. Si tratta dunque di elaborare mappe relazionali dinamiche che ci diano un orizzonte a lungo termine e, allo stesso tempo, immagini istantanee per guidarci nelle azioni immediate.

“Andrà tutto bene”?

L’economia mondiale ha vissuto 14 recessioni dal 1870: quella dovuta al Covid-19, secondo le previsioni del World Economic Forum, sarà la più profonda dalla Seconda guerra mondiale. Ci apprestiamo a subire una recessione del 6,2% a livello globale (in Italia molto maggiore), più che doppia rispetto alla crisi finanziaria del 2008 (2,9%). Dopo quest’ultima poco o nulla è cambiato, quindi la storia recente ci dice che no, probabilmente non andrà tutto bene.

Dopo il Covid-19 cambierà qualcosa? E cosa dobbiamo mantenere?

È questa la domanda capitale che poniamo con FORESIGHT 2020: Cosa mantenere di utile del presente (dove abbiamo agito bene)? Cosa cambiare per il futuro (quali errori non dovremmo ripetere)? Come affrontare i temi urbanistici e sociali intercettando un sentire diffuso, restituendo alle persone la centralità delle politiche urbane (diritto alla città)? Come sostenere l’economia della precarietà, la difficoltà delle previsioni finanziarie, immaginando un modo diverso di procedere (più equo, sostenibile, lungimirante)?

Fondamentali

Proprio a causa di questa estrema incertezza, Franco Guidi, AD di Lombardini22, citando la poetessa Mariangela Gualtieri – “Ciò che non muta io canto” – ci invita a ripartire da ciò che non cambia (che non dovrebbe), ovvero da alcuni fondamentali: impegno, pazienza, ascolto degli altri, piacere di fare le cose bene e di dare il proprio contributo all’interno di un gruppo, condividere con persone diverse un obiettivo comune.

In sintesi: ripartire dalla forza delle relazioni umane.

Come emerso in una recente conversazione con Marco Marcatili di Nomisma, durante la pandemia sono in corso di incubazione altri due ‘virus’ da monitorare per sostenere un cambiamento collettivo:

“Il primo è il ‘virus di umanità’ che, anche in questa difficile fase, sta attaccando lentamente alcuni approcci turbo capitalistici e una serie di ‘fratture’ non più sostenibili: tra l’economia e il sociale, tra l’umano e l’ambiente, tra la produzione e la finanza, tra la competizione e la collaborazione. Non sappiamo ancora bene in che cosa consisterà la prossima crescita economica, ma sappiamo che una crescita senza umanità non è sviluppo”.

Un virus di cui, sul versante della digitalizzazione, si è accorto anche Richard Sennett, sostenendo che la pandemia potrebbe umanizzare l’uso della tecnologia nelle città, superando i modelli di ‘città intelligente’ di una generazione fa che, sostanzialmente, riguardavano la regolamentazione e il controllo, e facendo emergere buoni programmi e protocolli che creano comunità.

“Il secondo è il ‘virus della sostenibilità’. L’aumento di ricchezza e di benessere passerà da scelte in grado di aumentare l’economia, l’umano, il sociale e l’ambiente contemporaneamente”.

Nell'eterogeneità dei contenuti e dei protagonisti invitati, FORESIGHT 2020 accoglie in pieno il tema della relazione costruttiva, della composizione di voci diverse orientate a un obiettivo comune. Oggi l’eredità del Covid-19 ha focalizzato il dibattito sulla salute, l’igiene, la sicurezza e il rapporto con la natura. Ma quando mai non avrebbe dovuto essere così? La pandemia è stata un acceleratore di processi e consapevolezze già in atto. Si tratta sempre più di immaginare e realizzare un ambiente costruito che sia adatto al benessere di chi lo abita: biologico, psicologico e sociale. Quindi contaminato, possibilmente, dai due virus di “umanità e sostenibilità”.

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