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Foresight 2023: il desiderio è un moltiplicatore
1/12/2023
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Dal palco dell’Auditorium di Milano, il 18 ottobre, è andato in scena Foresight 2023. Abbiamo parlato di desiderio, parola che più di ogni altra può muoverci nel presente e verso un possibile futuro: da sognare e da realizzare. Francesco Costa, Anna Barbara, Dario Di Vico, Maria Porro, Fabio Ferrari, Ester Viola e Massimo Recalcati ci hanno accompagnato in un viaggio fatto di città e profumi, mattoni e saperi, design e matematica, socialità 2.0 e labirinti della psicanalisi.
E abbiamo scoperto che il desiderio è un moltiplicatore: allarga spazi e orizzonti, moltiplica pani e pesci, permette gesti inauditi e visionari, accresce la vita e la rende generativa. Per noi questa parola si è trasformata nella “domanda più difficile del mondo” (come ha detto Maria Porro): Cosa ti muove?

Intanto Foresight si muove dalla California, oggi stretta tra un immaginario dorato e una grave crisi immobiliare e sociale.
Francesco Costa sostiene la tesi per cui la costruzione di un desiderio non conosce la parola fine, ma richiede un continuo lavorio e “coraggio, idee e tempismo” per rinnovare le sue condizioni di possibilità e mantenerle feconde. Ovvero, il desiderio non viaggia con il pilota automatico.

Che è la stessa tesi di Dario Di Vico su Milano. Da vetrina dell’Italia moderna centrata sul fare, il sapere e le idee, Milano sta vivendo con automatismi che non funzionano più: una legacy lasciata a se stessa produce inerzia, turistificazione e rendita più che idee.
Le parole, amare, di Di Vico aprono anche all’ottimismo: Milano è fortunata perché piccola, quindi più governabile di altre città globali. Un appello anche alla società civile, che storicamente non ha mai mancato di generosità.

Si tratta allora di passare dal puro hardware del mattone a una nuova governance che mobiliti energie sociali, culturali ed economiche, un aggiornamento software che sappia intercettare desideri non appiattiti su narrazioni monolitiche. Dare nuove letture, amplificare i punti di vista. Come? Forse attraverso dinamiche apparentemente intangibili, come quella di trasformazione di una comunità, del design per esempio: cosa l’accende e la spinge a cambiare?

Maria Porro se lo chiede raccontando il rinnovamento del Salone del Mobile, un processo in corso che sta cambiando prospettiva, pesi e significati di un evento che non è solo kermesse commerciale, ma incontro di una comunità solida e compatta.

O forse indagando l’impalpabilità di un profumo. Per Anna Barbara, il desiderio è formare una generazione di progettisti attenti alla sensorialità degli spazi con l’ambizione di andare oltre l’immagine ed essere più olistici e globali. Perché fin dall’antichità legati ai desideri umani più ancestrali, gli odori permeano rituali, posture, architetture.

Fabio Ferrari parla dell’intelligenza artificiale, molto diversa da quella umana, perché stocastica e non deterministica. Ci invita a recuperare il senso originario della matematica, così potente e misteriosa: il desiderio di conoscere il mondo circostante spiegando i processi, i dati, i risultati. L’Europa può giocare questa partita in un ruolo forte, umanistico, di democratizzazione.
Forse potremmo, così, intercettare meglio l’“universo desiderio” in quel paradiso d’intelligenza artificiale che sono i social network? Ester Viola ce ne dà un quadro: dal 2006, con il Web 2.0, siamo entrati in quello che lei, citando Alessandro Baricco, definisce “oltremondo”.
Forse le nuove generazioni stanno andando oltre, in un processo di adattamento al reale. Non declino, dunque, ma drastico ridimensionamento del Grande Sentimento rispetto ad altre, più piccole, innumerevoli e significative cose.

Questa geografia multiforme che i relatori hanno raccontato con parole stimolanti – intervallate dalle note di Bernstein, Gershwin e Piazzolla– porta a un finale che non poteva che mirare al cuore del problema: cos’è il desiderio. È la parola fondamentale della psicanalisi. Massimo Recalcati dà la sua definizione clinica e rigorosa: il desiderio è un moltiplicatore.

Allarga spazi e orizzonti, rende la vita generativa, viva al di là della sua condizione biologica, e le dà orientamento: il desiderio è una vocazione. Ecco perché l’unica colpa veramente tale per la psicanalisi è cedere, tradire il proprio desiderio. Ed ecco perché il desiderio è un nostro dovere. Dobbiamo “abitare il desiderio” perché viene prima di qualsiasi costruzione, progetto, lavoro, determinazione. I quali, se nutriti di quel desiderio, diventano la testimonianza vitale e positiva da offrire alle prossime generazioni.

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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December 1, 2023
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December 1, 2023

Cosa ti muove?

Dal palco dell’Auditorium di Milano, il 18 ottobre, è andato in scena Foresight 2023. Abbiamo parlato di desiderio, parola che più di ogni altra può muoverci nel presente e verso un possibile futuro: da sognare e da realizzare. Francesco Costa, Anna Barbara, Dario Di Vico, Maria Porro, Fabio Ferrari, Ester Viola e Massimo Recalcati ci hanno accompagnato in un viaggio fatto di città e profumi, mattoni e saperi, design e matematica, socialità 2.0 e labirinti della psicanalisi.
E abbiamo scoperto che il desiderio è un moltiplicatore: allarga spazi e orizzonti, moltiplica pani e pesci, permette gesti inauditi e visionari, accresce la vita e la rende generativa. Per noi questa parola si è trasformata nella “domanda più difficile del mondo” (come ha detto Maria Porro): Cosa ti muove?

Intanto Foresight si muove dalla California, oggi stretta tra un immaginario dorato e una grave crisi immobiliare e sociale.
Francesco Costa sostiene la tesi per cui la costruzione di un desiderio non conosce la parola fine, ma richiede un continuo lavorio e “coraggio, idee e tempismo” per rinnovare le sue condizioni di possibilità e mantenerle feconde. Ovvero, il desiderio non viaggia con il pilota automatico.

Che è la stessa tesi di Dario Di Vico su Milano. Da vetrina dell’Italia moderna centrata sul fare, il sapere e le idee, Milano sta vivendo con automatismi che non funzionano più: una legacy lasciata a se stessa produce inerzia, turistificazione e rendita più che idee.
Le parole, amare, di Di Vico aprono anche all’ottimismo: Milano è fortunata perché piccola, quindi più governabile di altre città globali. Un appello anche alla società civile, che storicamente non ha mai mancato di generosità.

Si tratta allora di passare dal puro hardware del mattone a una nuova governance che mobiliti energie sociali, culturali ed economiche, un aggiornamento software che sappia intercettare desideri non appiattiti su narrazioni monolitiche. Dare nuove letture, amplificare i punti di vista. Come? Forse attraverso dinamiche apparentemente intangibili, come quella di trasformazione di una comunità, del design per esempio: cosa l’accende e la spinge a cambiare?

Maria Porro se lo chiede raccontando il rinnovamento del Salone del Mobile, un processo in corso che sta cambiando prospettiva, pesi e significati di un evento che non è solo kermesse commerciale, ma incontro di una comunità solida e compatta.

O forse indagando l’impalpabilità di un profumo. Per Anna Barbara, il desiderio è formare una generazione di progettisti attenti alla sensorialità degli spazi con l’ambizione di andare oltre l’immagine ed essere più olistici e globali. Perché fin dall’antichità legati ai desideri umani più ancestrali, gli odori permeano rituali, posture, architetture.

Fabio Ferrari parla dell’intelligenza artificiale, molto diversa da quella umana, perché stocastica e non deterministica. Ci invita a recuperare il senso originario della matematica, così potente e misteriosa: il desiderio di conoscere il mondo circostante spiegando i processi, i dati, i risultati. L’Europa può giocare questa partita in un ruolo forte, umanistico, di democratizzazione.
Forse potremmo, così, intercettare meglio l’“universo desiderio” in quel paradiso d’intelligenza artificiale che sono i social network? Ester Viola ce ne dà un quadro: dal 2006, con il Web 2.0, siamo entrati in quello che lei, citando Alessandro Baricco, definisce “oltremondo”.
Forse le nuove generazioni stanno andando oltre, in un processo di adattamento al reale. Non declino, dunque, ma drastico ridimensionamento del Grande Sentimento rispetto ad altre, più piccole, innumerevoli e significative cose.

Questa geografia multiforme che i relatori hanno raccontato con parole stimolanti – intervallate dalle note di Bernstein, Gershwin e Piazzolla– porta a un finale che non poteva che mirare al cuore del problema: cos’è il desiderio. È la parola fondamentale della psicanalisi. Massimo Recalcati dà la sua definizione clinica e rigorosa: il desiderio è un moltiplicatore.

Allarga spazi e orizzonti, rende la vita generativa, viva al di là della sua condizione biologica, e le dà orientamento: il desiderio è una vocazione. Ecco perché l’unica colpa veramente tale per la psicanalisi è cedere, tradire il proprio desiderio. Ed ecco perché il desiderio è un nostro dovere. Dobbiamo “abitare il desiderio” perché viene prima di qualsiasi costruzione, progetto, lavoro, determinazione. I quali, se nutriti di quel desiderio, diventano la testimonianza vitale e positiva da offrire alle prossime generazioni.

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December 1, 2023
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