Oggi è successa una cosa che dovrebbe essere normale, e invece ha un sapore straordinario. Sì, le specialità cucinate dai nostri colleghi iraniani sono state un’esplosione di gusto, ma l’incontro con la loro cultura, le loro radici, le loro storie, è stato qualcosa di indescrivibile.
L’originalità di quello che è successo oggi sta tutta in un movimento semplice: l’incontro. Se tante aziende si gonfiano il petto con il proposito ESG della “diversity & inclusion”, noi oggi abbiamo sperimentato un modo per superare questo paradigma abbagliante, che non sta davvero distruggendo le barriere che abbiamo ereditato, e che spesso troviamo ancora molto comode. Perché l’inclusione cela il rischio della (sterile) tolleranza dell’altro diverso da me, mettendoci nei panni dei i nostri colleghi iraniani, mischiandoci con i loro colori, oggi abbiamo vissuto un’ora in una cultura diversa da quella a cui apparteniamo. Ri-conoscendola, ri-conoscendoli.
Grazie a voi ragazzi e ragazze che vi siete sbilanciati, non senza rischio. Ci avete ricordato che per fare la comunità è necessario esporsi, sbilanciarsi verso l’altro, rischiare di mostrarsi così come siamo per imparare ad aver cura l’uno all’altro.
Chiamiamola allora “diversity & contamination”, alla Lombardini22.
Tutto questo è accaduto durante un’edizione speciale della #MidweekMadness, momenti di condivisione interni a Lombardini22 in cui esploriamo temi e tendenze trasversali al mondo della progettazione, dando spazio all’incontro tra persone, professionalità e culture diverse.
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