Quello che è rimasto delle vostre estati lo abbiamo raccolto, sfogliato e messo nella libreria. Ma il progetto non è concluso. WHAT’S LEFT continua la sua indagine stagionale che coinvolge voi prima di tutto e, di nuovo, i luoghi che attraverserete durante le vostre vacanze.
Ma andiamo con ordine.
L’estate scorsa siete stati invitati a mandarci le foto dei luoghi che avete scelto per il riposo, posti che hanno lasciato un’impronta sul vostro percepito.
Quest’anno il processo è inverso: ci concentreremo sulle tracce dell’uomo nello spazio.
Raccoglieremo opere anonime, interventi non catalogabili, che lascino intravedere la qualità intrinseca dell'uomo, il barlume dell'ingenium*.
*Ingenium | (lat. ingĕniu) comp. di in ovvero “dentro” e di un derivato del verbo gĭgnere “generare” (V. gènio). Col significato originale di “Disposizione naturale dello spirito” e poi “invenzione”, come si può dedurre anche dal derivato ingegnōsu(m) “abile, capace, pieno di ingegno” […] Ingegnarsi “escogitare” è un derivato del latino medievale di ingĕnium.
Una struttura elementare coperta da paglia getta ombra sul terreno, quattro sedie da salotto arredano una pensilina del bus in un paesino sperduto, Zanzibar dall’alto ci appare puntinata, una variazione spontanea su una tipologia abitativa definita.
La modalità sarà identica a quella della scorsa estate, quindi:
Note:
* Dal Dizionario etimologico della lingua italiana (DELI), di Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli, Zanichelli editore, ed. 1999
**termine preso in prestito da B. Rudofsky.
Testo e foto (1,3): B. Rudofsky, Architecture Without Architects, MoMA, NewYork, 1964. "[…] Architecture Without Architects attempts to break down our narrow concepts of the art of building by introducing the unfamiliar world of non-pedigreed architecture. It is so little known that we don't even have a name for it. For want of a generic label, we shall call it vernacular, anonymous, spontaneous, indigenous, rural, as the case may be."