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Identità futura degli uffici

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Come manterremo la continuità relazionale?
9/4/2020
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Mantenere i nuovi remote-worker vicini alla community, comunque coinvolti e attivi su diversi obiettivi, evitare il rischio di spersonalizzazione e isolamento del lavoratore, sono questioni che hanno sempre accompagnato lo Smart working: percezione di isolamento, distrazioni esterne e difficoltà di comunicazione da remoto sono le sue criticità.

La differenza è che oggi vi si ricorre in buona parte allo scoperto: molte realtà stanno sperimentando il lavoro in remoto come una terapia d’urto di massa, superando d’un balzo le “resistenze patologiche” di cui parla De Masi, ma senza quel processo di avvicinamento necessario a farne un paradigma integrato: strategia dell’azienda e del contesto in cui opera, verifica delle condizioni di partenza, sinergie che garantiscano il giusto mix di leve e strumenti, e soprattutto spazi adeguati.

Non a caso diversi remote-working advocates si sono subito affrettati a ricordare una serie di raccomandazioni per chi si appresta a dislocare la propria workforce fuori sede: tanto organizzative (“conosci il tuo caso specifico”, “scrivi una policy”, “non dare per scontato di avere già esperienza di lavoro in remoto”, “trova un mentore”) quanto fisico-spaziali (“non fare della tua casa semplicemente la replica dell’ambiente di lavoro”) e così via.

Per quanto emergenziale e a termine, le proporzioni del telelavoro attuale potrebbero avere conseguenze inedite nella stessa tipologia dell’ufficio, tanto che qualcuno si chiede se non sia l’inizio della sua fine.

La domanda è retorica, mail tema è inevitabile. Lo spazio ufficio è da tempo una realtà mutevole, accelerata, soggetta a incessanti trasformazioni imposte dai processi digitali e dalle nuove modalità di lavoro che a loro volta gli spazi stessi promuovono in forme sempre più differenziate. Oggi viviamo una messa tra parentesi di molti presupposti – i più evoluti (la fluidità degli spazi, la contaminazione e l’ibridazione funzionale ecc.) – su cui si fondano gli spazi ufficio più innovativi, dalle sedi di società più strutturate (ma avanzate organizzativamente), ai luoghi di condivisione dinamica più informali o sperimentali.

Quali tracce si depositeranno in questi luoghi? Che persistenza avranno?  

Scarica il Position Paper in formato PDF

 

DI OGNUNO

Dal progetto DI OGNUNO (scopri di più sulla Reception di Ognuno), nato da un’iniziativa di HospitalityRiva in collaborazione con Lombardini22 con Village for all - V4A® Ospitalità Accessibile, nasce un documento digitale che accompagna in un viaggio nel mondo dell’ospitalità accessibile e della progettazione universale nel settore dell’accoglienza, alla ricerca di risposte e soluzioni per la creazione di spazi e servizi che rispondano alle esigenze DI OGNUNO.

Scopri l'Universal Design nell'ospitalità

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April 9, 2020
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April 9, 2020

Identità futura degli uffici

Mantenere i nuovi remote-worker vicini alla community, comunque coinvolti e attivi su diversi obiettivi, evitare il rischio di spersonalizzazione e isolamento del lavoratore, sono questioni che hanno sempre accompagnato lo Smart working: percezione di isolamento, distrazioni esterne e difficoltà di comunicazione da remoto sono le sue criticità.

La differenza è che oggi vi si ricorre in buona parte allo scoperto: molte realtà stanno sperimentando il lavoro in remoto come una terapia d’urto di massa, superando d’un balzo le “resistenze patologiche” di cui parla De Masi, ma senza quel processo di avvicinamento necessario a farne un paradigma integrato: strategia dell’azienda e del contesto in cui opera, verifica delle condizioni di partenza, sinergie che garantiscano il giusto mix di leve e strumenti, e soprattutto spazi adeguati.

Non a caso diversi remote-working advocates si sono subito affrettati a ricordare una serie di raccomandazioni per chi si appresta a dislocare la propria workforce fuori sede: tanto organizzative (“conosci il tuo caso specifico”, “scrivi una policy”, “non dare per scontato di avere già esperienza di lavoro in remoto”, “trova un mentore”) quanto fisico-spaziali (“non fare della tua casa semplicemente la replica dell’ambiente di lavoro”) e così via.

Per quanto emergenziale e a termine, le proporzioni del telelavoro attuale potrebbero avere conseguenze inedite nella stessa tipologia dell’ufficio, tanto che qualcuno si chiede se non sia l’inizio della sua fine.

La domanda è retorica, mail tema è inevitabile. Lo spazio ufficio è da tempo una realtà mutevole, accelerata, soggetta a incessanti trasformazioni imposte dai processi digitali e dalle nuove modalità di lavoro che a loro volta gli spazi stessi promuovono in forme sempre più differenziate. Oggi viviamo una messa tra parentesi di molti presupposti – i più evoluti (la fluidità degli spazi, la contaminazione e l’ibridazione funzionale ecc.) – su cui si fondano gli spazi ufficio più innovativi, dalle sedi di società più strutturate (ma avanzate organizzativamente), ai luoghi di condivisione dinamica più informali o sperimentali.

Quali tracce si depositeranno in questi luoghi? Che persistenza avranno?  

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April 9, 2020
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